Giovedì sera il il Comitato Olimpico Internazionale ha pubblicato un comunicato per difendere la decisione di includere la pugile algerina Imane Khelif alle Olimpiadi, criticando duramente “l’aggressione” in corso contro di lei dopo l’incontro contro l’italiana Angela Carini, che si era ritirata dopo meno di un minuto.
Khelif, Carini e la politica. Propaganda pure con la boxe. Solita polemica di distrazione di massa
Vale la pena leggerlo con attenzione per comprendere in pochi secondi quale sia il retrogusto dell’enorme campagna mediatica messa in piedi dal governo (Meloni in primis) e cavalcata dall’internazionale della peggiore destra omofoba nel mondo, con Elon Musk e trumpiani in prima fila.
Nel comunicato si fa cenno all’Iba, la federazione internazionale di boxe che ha escluso Khelif ai Mondiali del 2023. Su quell’esclusione poggia gran parte della propaganda del governo. L’anno scorso Khelif fu squalificata dal torneo poco prima della finale a cui si era qualificata, per via di una decisione che – ci fa sapere il CIO – fu presa inizialmente da amministratore delegato e segretario generale dell’IBA, e solo dopo è stata ratificata dal consiglio di amministrazione che chiese di chiarire il protocollo.
Ma chi è l’amministratore delegato dell’Iba? Il suo presidente Umar Kremlev è un imprenditore vicino a Vladimir Putin. Il principale finanziatore è la Gazprom, la compagnia petrolifera di stato russa. E proprio in Russa l’Iba ha la sua sede dopo avere traslocato dalla Svizzera a seguito di gravi scandali di corruzione che ne hanno minato la credibilità. Anche per questo il Comitato olimpico non riconosce la federazione pugilistica.
Dove è cominciata la polemica contro l’algerina Khelif? Da account in Russia. E questo è tutto quello che c’è da sapere.