Se ieri al Parlamento europeo fosse andata diversamente, ci saremmo svegliati ancora più dipendenti dai meccanismi europei e sotto l’incredibile ricatto di vedere tagliati o sospesi i Fondi europei se avessimo deviato troppo dai diktat e dai paletti europei. Grazie, però, all’impegno del Movimento Cinque Stelle il pericolo è scampato. La vicenda, nell’incredibile silenzio dei media italiani, è stata raccontata da La Notizia: al centro della polemica il principio della macro-condizionalità economica, secondo il quale – come detto – si prevede la possibilità che la Commissione europea possa procedere a sanzioni e alla sospensione parziale o totale degli impegni o dei pagamenti relativi ai fondi Ue di uno Stato membro qualora, per esempio, quest’ultimo non abbia realizzato azioni efficaci per ridurre il suo disavanzo eccessivo.
È evidente come la misura fosse indirizzata a colpire chi, Italia in primis, ha sfidato le regole comunitarie fondate sull’austerity. Grazie a un emendamento presentato dall’eurodeputata Rosa D’Amato, però, il Parlamento europeo ha bloccato la manovra di Jean-Claude Juncker e sodali. Nella sua votazione in plenaria, infatti, l’emendamento (che chiedeva per l’appunto la cancellazione del principio di macro-condizionalità) è passato con 372 voti a favore e 300 contrari. “Ha vinto l’Italia, hanno vinto i cittadini – ha commentato la D’Amato, visibilmente (e legittimamente) soddisfatta per il risultato raggiunto – I fondi europei per i territori più in difficoltà sono salvi. I falchi dell’austerity hanno perso, l’austerity ha perso. Ed è solo l’inizio”.
Ma non è tutto. Il Movimento 5 Stelle, infatti, nella votazione di ieri ha preteso il voto palese. E, dunque, oggi conosciamo i nomi e i cognomi di chi avrebbe voluto il blocco dei fondi europei per i Paesi che non rispettano i vincoli di bilancio. Il primo dato che salta all’occhio dall’elenco dei votanti è che, oltre ai pentastellati uniti e coesi nella battaglia della D’Amato, anche la Lega ha votato a favore dell’emendamento. Per una volta addirittura il Pd ha riconosciuto la bontà dell’iniziativa M5S e in blocco ha votato per bloccare la manovra della tanto difesa Commissione europea.
A spaccarsi, invece, è stata Forza Italia. Dall’elenco consultato da La Notizia, infatti, emerge che hanno votato contro l’emendamento e dunque avrebbero voluto conservare il principio della macro-condizionalità l’ex sottosegretario Salvatore Cicu, Alberto Cirio (un passato in Lega prima di emigrare da Silvio Berlusconi), il molisano Aldo Patriciello e l’ex assessore in Regione Campania prima di arrivare a Strasburgo, Fulvio Martusciello. Nella flotta di chi sarebbe stato disposto a bloccare i fondi europei in caso di mancato rispetto dei diktat europei anche Stefano Maullu, eurodeputato di Fratelli d’Italia, partito che invece – paradosso dei paradossi – sempre si scaglia contro i diktat e i paletti europei.
Tra coloro che avrebbero volentieri sospeso l’erogazione dei fondi all’Italia, spunta anche il nome del capogruppo di Alde, Guy Verhofstadt. Proprio lui, il belga che due giorni fa ha detto di amare il nostro Paese. Quanto affetto! La partita, però, ancora non è finita, mette in guardia il gruppo pentastellato all’Europarlamento: “Ci prepariamo al confronto con Consiglio e Commissione – spiega ancora la D’Amato -. Adesso dobbiamo stare attenti, molto attenti, nei triloghi, affinché il Consiglio, pressato dai falchi dell’austerità, non modifichi ancora il testo con la complicità di alcuni gruppi del Parlamento”. L’hanno fatto una volta, potrebbero rifarlo ancora.