C’è un dato, più di ogni altro, da cui bisogna partire se si vuole lavorare a un’Europa differente, soprattutto nel rapporto diretto col nostro Paese, ed è quello che riguarda i versamenti che l’Italia riceve da Bruxelles e, di contro, i contributi che l’Italia destina a Bruxelles. L’ultimo campanello d’allarme arriva da un agile dossier degli uffici tecnici della Camera che hanno analizzato, per l’ultimo anno disponibile (2018) i flussi finanziari Italia-Unione europea.
“La quota di contribuzione italiana al bilancio dell’Ue – si legge nel dossier – ammontava nelle previsioni iniziali a 16.587 milioni di euro; nelle previsioni definitive risulta essere pari a 16.714 milioni”, con un aumento rispetto all’anno precedente di 127 milioni. Una quota non secondaria se si pensa che l’Italia contribuisce al bilancio complessivo dell’Unione europea (pari a 142.364 milioni di euro) per l’11,74%. Di contro, però, i versamenti che da Bruxelles arrivano in Italia sono pari a 8,8 milioni di euro (peraltro in crescita dell’8% rispetto agli 8,1 miliardi del 2017). In pratica, poco più della metà.
IL GAP. Una netta differenza che, peraltro, va avanti da tempo e che ha creato un importante gap tra quanto versato e quanto ricevuto. Parliamo, nel dettaglio, dei Fondi Strutturali di investimento europeo (per 4,2 miliardi), di altre tipologie di fondi comunitari 2014-2020 (circa 500 milioni) e, ancora, del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (altri 4,4 miliardi). Finanziamenti certamente importanti considerando che vengono utilizzati per investimenti in favore della crescita e dell’occupazione negli Stati membri e per investimenti ripartiti in proporzione tra le regioni meno sviluppate (Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Puglia), quelle in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna) e, in maniera inferiore, nelle aree più sviluppate.
Il punto, però, è che siamo dinanzi a un circolo vizioso nel momento in cui il gap resta così ampio. Secondo una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro realizzata su elaborazione di dati della Commissione europea e pubblicata qualche mese fa, negli ultimi 7 anni l’Italia ha versato nelle casse di Bruxelles 113,1 miliardi di euro ricevendone indietro 75,4. In questo periodo di tempo il Paese è stata quindi contributore netto dell’Unione per 37,7 miliardi di euro, per una media di circa 5 miliardi di euro all’anno, che a quanto pare sembrano essere aumentati negli ultimi anni.
ZERO RISPOSTE. C’è da precisare, peraltro, che più volte i Cinque stelle hanno evidenziato questa problematica con il passato presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, senza ottenere mai una risposta soddisfacente. Ecco perché il fatto che la leader tedesca che prenderà il posto del lussemburghese, Ursula von der Leyen, abbia dimostrato apertura su tale questione, è un bene. A patto che alle parole seguano i fatti. Specie in un periodo di crisi economica da cui l’Italia ancora deve risollevarsi.