Dieci giorni fa nessuno si sarebbe mai immaginato che oggi, dopo due partite della corsa azzurra agli Europei, avremmo potuto parlare di “impresa”. Perché, con tutte le riserve del caso (con la Svezia, l’Italia non è brillata né per gioco né per grinta), nel nostro piccolo già è stato messo a segno un grosso risultato: qualificazione agli Ottavi di finale ipotecata con un turno di anticipo, dopo una partita – brutta, fiacca e piatta – con la Svezia che ha tenuto gli italiani col fiato sospeso fino a quando il mago Eder non ha preso palla su una rimessa laterale, ha deciso di sbarazzarsi di due giocatori avversari e mettere la pallà lì, dove Andreas Isaksson proprio non poteva arrivare.
IL FILM – Ma riavvolgiamo il nastro. Stessi undici dell’ottima prestazione vista lunedì col Belgio, a parte Alessandro Florenzi al posto di Matteo Darmian. Si scende in campo, ma i ragazzi di Antonio Conte non hanno quello stesso piglio. Non c’è gioco, non c’è la stessa fame. E si vede: in più di un’occasione gli svedesi creano problemi, guidati da uno Zlatan Ibrahimovic che, specie nel primo tempo, ha dimostrato di essere ancora in grado di fare la differenza e di trascinare un’intera squadra. Ma non c’è niente da fare: il blocco Juventus Chiellini-Bonucci-Barzagli è un muro invalicabile. Tanto vale sedersi a terra e rinunciare ad ogni pretesa di attacco. Nei fatti, Gigi Buffon non riceve nemmeno un tiro pericoloso in porta. Ma se in difesa non si corrono rischi, in attacco non ne procuriamo. Lenti, macchinosi nella manovra, eterei dai tre quarti in su. Quello che ne nasce è una partita brutta, amorfa, senza arte né parte.
E il secondo tempo – a parte i brividi della palla d’oro capitata sui piedi di Ibrahimovic e per nostra fortuna malamente sprecata dallo svedese, e della traversa sul colpo di testa di Marco Parolo – continua sulla stessa identica scia. Insomma, il brusio tra i bar e le piazze di tutta Italia è unanime: forse la Nazionale vista in campo col Belgio è stata frutto di un caso, quasi. La fame è scomparsa, per non parlare del gioco. Siamo all’88esimo. Tutti sono convinti che l’Italia porterà a casa un pareggio. Risultato giusto, quasi positivo dopotutto.
CI PENSA IL MAGO – E invece no. Mai dar per vinte le squadre di mister Conte. Basta un attimo, la palla giusta con l’uomo giusto, per cambiare le sorti di un’intera partita. Ci pensa il mago Eder. Probabilmente l’uomo più criticato dei ragazzi di Conte. In tanti non l’avrebbero nemmeno portato in Francia dopo un 2016 nero per l’italo-brasiliano. E, così com’era capitato con Emanuele Giaccherini e Graziano Pellè nella prima partita del girone, questa finisce con l’essere la partita di Eder. Ancora una volta, a togliere le castagne dal fuoco ci pensa proprio chi non te l’aspetti. A riprova che è il gruppo la forza di questa nazionale. Poco tecnica ma cinica. Macchinosa ma impenetrabile. Piatta ma spietata. Brutta ma vincente. E, per ora, è quello che conta. Anzi, quello che Conte.