Nessun problema per le banche italiane, nonostante la crisi di Governo. Incredibile ma vero, la stessa Europa che prima ha affondato il nostro Paese (non da solo) rifiutandosi di muovere un dito per arginare la speculazione a suon di spred, e poi ha avallato le regole assassine sul credito (le varie Basilea) e monetarie (tassi troppo alti fino al taglio imposto da Mario Draghi e l’inizio tardivo del quantitative easing) ora ci dice che non ci sono pericoli.
Parola del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, una “colomba” rispetto ai falchi del rigore dell’Eurogruppo, ma pur sempre il “ministro” del Tesoro dell’Unione europea. “Non è una crisi europea perché non c’era la Ue dietro questo referendum”, ha detto parlando della situazione italiana. Aggiungendo che “non teme crisi bancarie”. Il motivo di tanto ottimismo? “Sulle banche italiane ci sono discussioni in corso con diverse istituzioni, la Commissione, la Bce, i problemi non sono cambiati dalla scorsa settimana, non si sono deteriorati o aggravati, è seguito con attenzione e le misure in campo sono forti”, ha sostenuto Moscovici. E per rafforzare il suo ragionamento ha citato la sostanziale tranquillità dei mercati già dalla mattina di lunedì: i temuti tracolli, infatti, non si sono verificati.
Il commissario Ue ha quindi minimizzato la portata della fibrillazione politica dopo il referendum del 4 dicembre: “C’è una crisi, come spesso è accaduto, ma c’è comunque continuità, c’è un partito che ha la maggioranza nelle due Camere, e c’è un uomo, Renzi, che comunque tiene il potere. Ora il presidente avvierà le consultazioni per fare un nuovo governo, e sia se questo governo si farà subito o no, in ogni caso ci sarà continuità”. Per Moscovici, chiunque andrà a Palazzo Chigi, non romperà con la linea europeista.
La presa di posizione è maturata il giorno dopo la decisione dell’agenzia di rating, Moody’s, che ha tagliato l’outlook dell’Italia da stabile a negativo, pur mantenendo invariato il “rating” sul Paese a un livello “Baa2”. Una soglia tutt’altro che sicura. Per gli analisti c’è “il rallentamento e il blocco dei progressi nelle riforme economiche e fiscali in Italia, le cui prospettive sono state diminuite ancora di più dal voto ‘No’ al referendum costituzionale di domenica”: per questo temono che l’Italia possa essere esposto a “improvvisi shock”, che rendono la situazione peggiore rispetto a prima.