Il Governo sta seguendo tutte le indicazioni del comitato tecnico-scientifico e sta ascoltando tutti i pareri degli esperti, come responsabilmente va fatto, ma poi, come già accaduto con il lockdown, si prenderà le proprie responsabilità. E sulla scuola il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina assicura: si riparte il 14 settembre nonostante i contagi. La titolare del Miur anche ieri ha ribadito che non c’è alcun rischio per l’apertura dell’anno scolastico. E lo ha fatto dopo la notizia di 845 nuovi positivi al Covid-19, il numero più alto dal 16 maggio scorso.
“Abbiamo il dovere morale di riaprire – ha sottolineato l’esponente pentastellata – è una priorità assoluta del Governo. Certamente è una operazione molto complessa, ma siamo più pronti rispetto a quando la pandemia è scoppiata”. Far ripartire le scuole è fondamentale. Il Governo lo sostiene da giorni e a fare eco alla Azzolina ieri è stato anche il commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, affermando che la ripartenza della scuola, “non è solo necessaria per il fine pure altissimo dell’istruzione, ma perché è il primo ritorno collettivo alla normalità”. “La vita delle famiglie torna normale se i ragazzi la mattina possono andare a scuole e il pomeriggio studiare”, ha dichiarato Arcuri.
Un obiettivo che l’esecutivo intende centrare facendo affidamento su mascherine, test sierologici, distanziamento sociale, maggiori spazi e banchi monoposto. Tutti in aula insomma il 14 settembre, qualche giorno più tardi solo in Puglia e Sardegna e qualche giorno prima in Lombardia per quanto riguarda le scuole dell’infanzia. Ieri tra l’altro sono partiti i test sierologici volontari per il personale della scuola nel Lazio e in Toscana e dal 24 prenderanno il via nel resto d’Italia. “Distribuiremo 11 milioni di mascherine al giorno ed abbiamo allargato le aule e cercato ulteriori spazi affinché gli studenti seduti al banco possano abbassarla”, ha aggiunto la ministra dell’istruzione.
Le scuole, dunque, riapriranno a settembre, senza rinvii, nonostante, ha poi aggiunto la Azzolina dalle colonne di Repubblica, “sia in atto un sabotaggio da parte di chi non vuole che ripartano”. “Ho collaborato io stessa con un sindacato della scuola fino al 2017. Non c’è dubbio però che in questo ruolo mi sia trovata di fronte a una resistenza strenua al rinnovamento – aggiunge -. Non è un mistero che i sindacati siano contrari al concorso con prova selettiva: vorrebbero stabilizzare i precari, immissione in ruolo per soli titoli. Ma sa la sorpresa qual è? Per 80 mila posti sono arrivate in totale 570 mila domande. Di queste solo 64mila sono di docenti con almeno 36 mesi di servizio. Le altre 506 mila sono di neolaureati o giovani docenti. I precari hanno diritti acquisiti, ma i giovani hanno diritto di accesso. I concorsi sono indispensabili. Formazione del personale e digitalizzazione passano anche dall’immissione di energie nuove nella scuola”.
“Le istanze – ha detto ancora la ministra – in campo sono moltissime, tutte legittime, e la volontà di accoglierle, fin dove possibile, assoluta. Ciò che non è ammissibile sono atteggiamenti che mirano a conservare potere e rendite di posizione nell’interesse non di tutti ma di alcuni. Molti dirigenti scolastici mi raccontano di diffide che ricevono in questi giorni, poi le minacce di sciopero, di richieste in massa di aspettativa: viviamo un momento in cui come mai prima dobbiamo collaborare . Io sono dalla parte della scuola. Vorrei tornarci avendo fatto il possibile per migliorare quel che ho trovato”.
Sui banchi con le ruote “si parla moltissimo a sproposito” ha aggiunto l’esponente dell’Esecutivo. “La disinformazione è capillare e temo, strumentale a seminare incertezze e paure. Abbiamo comprato due milioni di banchi tradizionali e 450mila con le ruote su precisa richiesta dei dirigenti. Il commissario Arcuri ha curato la gara: sono stati stanziati 300 milioni. No, non sono indispensabili. Sono molto migliorativi, però: sono più piccoli, funzionali, moderni. Favoriscono la didattica di gruppo, non frontale. Non ci trovi sotto il chewingum di tuo nonno. Arredi nuovi inducono a prendersene cura, come sempre si dovrebbe”.
SOLITI VELENI. Anche la decisione sull’uso della mascherina a scuola è stata l’oggetto dell’ennesima critica. Questa volta da parte di alcuni governatori ed esponenti delle giunte regionali di centrodestra. “Non possiamo chiedere ai nostri bambini di portare la mascherina per 8 ore al giorno, è una follia”, ha sostenuto Giovanni Toti. “Nessuno può anche solo immaginare di far indossare ad un bambino o ad un adolescente la mascherina per 6 o addirittura 8 consecutive, facendo così diventare la scuola un inferno asfissiante”, ha aggiunto l’assessore all’istruzione del Veneto, Elena Donazzan.
“In Svizzera hanno riaperto le scuole e per i bimbi non c’è la mascherina. O sono scemi gli svizzeri o a dirigere la scuola italiana c’è un ministro incapace e incompetente”, ha rilanciato il leader della Lega, Matteo Salvini. Ma non è tutto. Pur di attaccare il Governo il numero uno del Carroccio è infatti arrivato a sostenere che l’esecutivo vuole trasformare la scuola in un lager, “con i banchi a rotelle, le mascherine e i plexiglass”. Ed ha anche affermato che si arriverà al punto che avremo “i criminali a casa” e “i dirigenti scolastici in tribunale”. Parole davanti alle quali il Movimento 5 Stelle ha subito affermato che “sono dichiarazioni di un personaggio allo sbando, ormai totalmente irresponsabile e disconnesso dalla realtà”, invitando il leader della Lega a “vergognarsi nel tirare in ballo i campi di concentramento nazisti”. E a parlare di sciacallaggio da parte del Capitano è stata anche la dem Laura Boldrini.