La situazione in Afghanistan “è tragica, ma non abbandoneremo il popolo afghano”, ha ribadito il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio (leggi l’articolo) a proposito della crisi afghana. Dopo il ritiro dei militari italiani, “porteremo avanti progetti di cooperazione per tutelare i diritti delle donne, dei bambini e dei cittadini in genere”.
UN NOSTRO DOVERE. “È una situazione tragica – ha detto chiaramente Di Maio – ma è nostro preciso dovere tenere la linea della collaborazione con il popolo afghano per aiutare a tutelare i loro diritti facendo quello che poi l’Italia sa fare meglio, cooperazione allo sviluppo con progetti che aiutino la società civile”.
FARNESINA IN AZIONE. Prima ancora che atterrasse a Roma il volo dell’aeronautica militare con a bordo i nostri connazionali partiti da Kabul, Di Maio ha sottolineato lo sforzo messo in atto dal corpo diplomatico, dal ministero della Difesa e dell’intelligence. “Il nostro obiettivo è stato mettere in sicurezza il personale dell’ambasciata e tutti gli italiani che hanno risposto al nostro appello, la nostra priorità è proteggere gli italiani coinvolti”, ci ha tenuto a precisare il ministro.
Un lavoro che non si è esaurito ieri con l’arrivo a Fiumicino del primo volo con i nostri connazionali e un manipolo di collaboratori afghani e le loro famiglie. “Nonostante il rapido deterioramento delle condizioni di sicurezza – ha detto il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini – sono pienamente in corso le attività per il trasporto umanitario del personale afghano che ha collaborato con l’Italia. Stiamo seguendo con grande attenzione e apprensione la situazione in Afghanistan”.
In costante contatto con il premier Mario Draghi, ieri gli staff dei ministeri della Difesa, degli Esteri e degli Interni sono tornati a riunirsi, in coordinamento strettissimo su tutte le attività. “Per gli interpreti afghani che saranno trasferiti in Italia, insieme al governo afghano, si stanno svolgendo nella massima celerità tutte le necessarie operazioni di verifica ai fini della sicurezza nazionale”, ha detto Guerini.
L’operazione è gestita in stretta sinergia tra il ministero degli Esteri, che ha predisposto presso l’Ambasciata di Kabul un team dedicato, il Ministero della Difesa, responsabile della pianificazione e della direzione dell’operazione e il Ministero degli Interni, che dopo il periodo di quarantena, svolto presso strutture della Difesa, “prenderà in carico gli afghani in arrivo per il successivo inserimento nella rete di accoglienza ed integrazione”.
IL COORDINAMENTO. “Le operazioni – hanno fatto sapere dalla Difesa – vengono seguite con la massima attenzione, nonostante il rapido deterioramento delle condizioni di sicurezza del paese e l’attuale indisponibilità dell’aeroporto di Herat rendano ancora più complesse le operazioni, che però procedono con il massimo impegno e con l’obiettivo di procedere al più presto col trasferimento in Italia di tutti i collaboratori afghani e delle loro famiglie. Con l’operazione Aquila 1 dello scorso giugno, 228 interpreti afghani erano stati già inseriti nel programma di accoglienza”.
Intanto dall’opposizione (pure a Biden) Giorgia Meloni parla di gestione disastrosa del disimpegno, mentre Matteo Salvini si dimentica di aver fatto parte del Governo Conte I, che aveva tra le sue priorità la ritirata del nostro contingente ad Herat, in linea con il piano di disimpegno promesso da Obama. Ora però per il leader della Lega “è una vergogna lasciare donne e bambini ai tagliagole talebani”.