L’Italia nella mappa del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (qui il focus) diventa tutta rossa scuro, cioè il colore con cui l’Ecdc rappresenta il massimo rischio epidemiologico per il Covid-19. Un peggioramento confermato anche dall’ultimo report della Fondazione Gimbe. L’ultima regione che fino alla scorsa settimana era rimasta a rischio moderato, ma ora non lo è più, era la Sardegna.
Nell’ultimo aggiornamento della mappa dell’Ecdc è classificata con lo stesso colore dell’Italia tutta l’Europa Occidentale e Meridionale, con Scandinavia, Stati Baltici e gran parte dell’Europa Centro-Orientale. In rosso solo la Romania, parte dell’Ungheria e una vasta parte della Polonia. Non c’è nessun Paese indicato con un rischio minore (giallo o verde),
L’ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, relativo alla settimana 5-11 gennaio, rispetto alla precedente, un netto aumento di nuovi casi (1.207.689 vs 810.535) e dei decessi (1.514 vs 1.102) (figura 2). In forte crescita anche i casi attualmente positivi (2.134.139 vs 1.265.297), le persone in isolamento domiciliare (2.115.395 vs 1.250.993), i ricoveri con sintomi (17.067 vs 12.912) e le terapie intensive (1.677 vs 1.392).
“Nell’ultima settimana – ha detto il p,residente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – si è registrata un’ulteriore impennata di nuovi casi che hanno superato quota 1,2 milioni, con un incremento che sfiora il 50% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che aumenta da 128.801 del 5 gennaio a 172.559 l’11 gennaio (+34%)”.
Nella settimana 5-11 gennaio, confermano i dati di Gimbe, in tutte le Regioni si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi: dallo 0,5% dell’Umbria al 208,7% della Liguria. In 56 Province l’incidenza supera i 2.000 casi per 100.000 abitanti: Rimini (4469), Forlì-Cesena (3462), Ravenna (3382), Modena (3340), Firenze (3031), Lodi (3016), Monza e della Brianza (2858), Bologna (2806), Varese (2776), Trento (2774), Sondrio (2771), Brescia (2751), Reggio nell’Emilia (2722), Milano (2636), Prato (2625), Pisa (2615), Como (2596), Napoli (2584), Verbano-Cusio-Ossola (2575), Pavia (2567), La Spezia (2531), Pistoia (2529), Rovigo (2483), Aosta (2452), Lecco (2451), Caltanissetta (2435), Parma (2402), Verona (2390), Cremona (2389), Teramo (2385), Genova (2377), Savona (2349), Ferrara (2344), Chieti (2328), Lucca (2324), Bergamo (2320), Terni (2311), Mantova (2224), Arezzo (2222), Imperia (2206), Cuneo (2187), Piacenza (2173), Bolzano (2168), Biella (2163), Massa Carrara (2160), Vicenza (2133), Siena (2131), Livorno (2120), Pordenone (2105), Treviso (2082), Trieste (2071), Salerno (2047), Pescara (2041), Torino (2036), Caserta (2031) e Asti (2028).
Si registra un lieve aumento (+6,8%) del numero dei tamponi totali, passati da 6.487.127 della settimana 29 dicembre-4 gennaio a 6.926.539 della settimana 5-11 gennaio, per l’incremento sia dei tamponi rapidi (+299.066; 6,6%) che di quelli molecolari (+140.346; +7,1%). Tuttavia, l’aumentata attività di testing influenza solo marginalmente la crescita dei nuovi casi, considerato l’aumento dei tassi di positività dei tamponi: la media mobile a 7 giorni è salita dall’8,2% al 14,3% per gli antigenici rapidi e dal 24% al 25,5% per i tamponi molecolari.
“Aumentano ancora – afferma il responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe, Renata Gili – i posti letto occupati da pazienti Covid: rispetto alla settimana precedente +20,5% in area medica e +32,2% in terapia intensiva”. All’11 gennaio, il tasso di occupazione nazionale da parte di pazienti COVID è del 26,6% in area medica e del 18,2% in area critica. Ad eccezione di Molise e Sardegna, tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con la Valle d’Aosta che raggiunge il 53,5%; ad eccezione di Basilicata, Molise e Puglia tutte superano la soglia del 10% in area critica, con la Provincia di Trento che si attesta al 31,1%.
“Aumentano gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza il direttore operativo della Fondazione Gimbe Marco Mosti – la cui media mobile a 7 giorni sale a 146 ingressi/die rispetto ai 125 della settimana precedente”. Crescono i decessi: 1.514 negli ultimi 7 giorni (di cui 95 riferiti a periodi precedenti), con una media di 216 al giorno rispetto ai 157 della settimana precedente.
“Le elevate coperture vaccinali – spiega Cartabellotta – ammortizzano in maniera rilevante l’impatto della circolazione virale sui servizi ospedalieri. Tuttavia, l’enorme quantità di nuovi casi in continua crescita sta progressivamente saturando gli ospedali sia perché “incontra” una popolazione suscettibile troppo numerosa (2,2 milioni di 0-4 anni non vaccinabili, 8,6 milioni di non vaccinati e oltre 15 milioni in attesa della terza dose) sia, in misura minore, per i fenomeni di escape immunitario della variante omicron”.
“Ci troviamo in una fase estremamente critica della pandemia – afferma ancora Cartabellotta – in cui distorte narrative ottimistiche appannano l’insufficienza delle misure per rallentare la curva dei contagi e sottovalutano i rischi per la salute delle persone e per l’economia del Paese. Innanzitutto, l’ingente numero di nuovi casi, in continua crescita, dopo aver mandato in tilt i servizi territoriali sta determinando la progressiva saturazione degli ospedali, con limitazione degli interventi chirurgici programmati – anche in pazienti oncologici – e la riduzione delle capacità assistenziali, anche perché il personale sanitario è ormai allo stremo”.
“In secondo luogo – conclude il presidente della Fondazione Gimbe -, l’enorme numero di persone positive sta progressivamente paralizzando numerosi servizi essenziali: dai trasporti alla scuola, dalla sanità agli uffici pubblici. Infine, a meno di “iniezioni” di posti letto dell’ultimora o di modifica dei criteri per classificare i pazienti Covid ospedalizzati, entro fine mese numerose Regioni andranno in zona arancione e qualcuna rischia la zona rossa. Un colore che certificherebbe il fallimento nella gestione della quarta ondata, nonostante la disponibilità di vaccini molto efficaci nel prevenire la malattia grave”.