Non è una novità ma come accade spesso in questi casi, a leggere le classifiche si rimane sempre sbigottiti. Perché fa un certo effetto leggere che per livelli di corruzione percepita nel settore pubblico e nella politica, siamo addirittura terzultimi in Europa, prima di Grecia e Bulgaria. Questo è quel che emerge dal rapporto Transparency International 2016.
A livello mondiale, invece, ci piazziamo al 60esimo posto su 176 Paesi. Non è però tutto da buttare. Nonostante i dati siano evidentemente negativi, c’è da dire pure che per il terzo anno consecutivo la performance della Penisola migliora: un progresso che dal 2012, quando è stata varata la legge anticorruzione, ha permesso di recuperare 12 posizioni nel ranking mondiale. Nella graduatoria di quest’anno restano in testa Danimarca e Nuova Zelanda con 90 punti, seguite da Finlandia (89) e Svezia (88). Al capo opposto della classifica Somalia (10), Sud Sudan (11), Corea del Nord (12) e Siria (13).
Il report, presentato mercoledì nella sede dell’Anac alla presenza del presidente Raffaele Cantone, dà conto come ogni anno del Cpi, l’indice di percezione della corruzione. Su 176 Paesi, fa notare l’organizzazione non governativa che ogni anno stila la classifica mondiale, il 69% ha ottenuto un punteggio inferiore a 50 su una scala da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto), mostrando come “la corruzione nel settore pubblico e nella politica sia ancora percepita come uno dei mali peggiori che infesta il mondo“. Il Cpi di quest’anno, si legge ancora, “mostra che la percezione della corruzione è aumentata in generale nel mondo. Sono più i Paesi infatti che hanno perso punti di quelli che ne hanno guadagnati. Questo dato ci deve far riflettere, anche alla luce di ciò che sta avvenendo nel mondo”. Il 2016 “ha mostrato chiaramente come corruzione e ineguaglianza, strettamente connesse e diventate ormai sistemiche, siano in grado di alimentare il crescente populismo e il disincanto dei cittadini nei confronti della politica in tutto il mondo”, continua il rapporto annuale.
Per quanto riguarda l’Italia, il report rimarca come il risultato sia “ancora troppo poco, soprattutto in confronto ai nostri vicini europei, ma il trend positivo è indice di uno sguardo più ottimista sul Paese da parte di istituzioni e investitori esteri”. Il momento più basso toccato dall’Italia è stato nel 2011, quando il punteggio era sceso a 39 punti, rimanendo fermo rispetto all’anno precedente. Mentre nel 2007, ricorda ancora l’associazione, l’Italia incassò il risultato migliore: 52 punti, attestandosi al 41esimo posto della classifica mondiale.