Sembra proprio che in Italia non si riesca a trovare una soluzione al problema dei rifiuti. Nonostante campagne di sensibilizzazione contro gli sprechi e contro l’uso della plastica, nel nostro Paese torna a crescere – a ritmo serrato – la produzione dei rifiuti urbani. È una fotografia tutt’altro che lusinghiera quella che emerge dal Rapporto Rifiuti Urbani edizione 2019 dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) incentrato su “quanti sono, come li raccogliamo e li trattiamo, in quali impianti finiscono e quanto costa agli italiani la loro gestione”.
Insomma contrariamente a quanto si dica in giro, il problema non riguarda esclusivamente la Capitale ma riguarda l’intera penisola. Già perché secondo i dati, rispetto a dodici mesi fa è stata registrata una preoccupante crescita della produzione di rifiuti urbani pari al 2%, corrispondenti ad una media di 500 kg a testa per ogni cittadino. Può sembrare una percentuale risibile ma non è affatto così perché tale dato, sul totale della popolazione, si traduce in ben 30,2 milioni di tonnellate prodotte annualmente. Non bastasse questo ad indignare, va sottolineato come erano addirittura 6 anni che non si sfondava la quota psicologica dei 30 milioni di scarti prodotti.
Per quanto riguarda il trattamento, i rifiuti urbani sono stati gestiti da 646 impianti, appena due in più rispetto ad un anno fa, di cui 353 al Nord, 119 al Centro e 174 al Sud. Per trovare un dato positivo bisogna guardare alla raccolta differenziata che continua a crescere, segnando un +2,6% e assestandosi sul 58,1% su scala nazionale. Un dato incoraggiante che ha portato sette regioni a centrare l’obiettivo del 65% di differenziata, ossia Veneto (73,8%), Trentino Alto Adige (72,5%), Lombardia (70,7%), Marche (68,6%), Emilia Romagna (67,3%), Sardegna (67%) e Friuli Venezia Giulia. Eppure, se i cittadini sembrano puntare su questa forma di smaltimento, secondo i dati Ispra in Italia permane un grave problema strutturale in quanto gli “impianti non sono al passo con le esigenze della differenziata, sono pochi e mal distribuiti”.
MEZZOGIORNO BOCCIATO. Nelle 331 pagine del report, non si può che prendere atto di un ritratto desolante per il centro sud. Secondo l’analisi, infatti, “va rilevato che quote considerevoli di rifiuti prodotte in tali aree vengono trattate in impianti localizzati al Nord” con “la sola Lombardia che riceve 334 mila tonnellate di rifiuti provenienti prevalentemente dal Lazio, Piemonte e Campania”. Un giudizio pesante che viene sottolineato anche dal fatto che “vi sono regioni in cui il quadro impiantistico è molto carente o del tutto inadeguato; è il caso della Sicilia, dove i rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano ancora il 69% del totale dei rifiuti prodotti, ma anche del Lazio e della Campania, che non riescono a chiudere il ciclo all’interno del territorio regionale”. Ma se il Lazio piange, Roma non ride. Nella Capitale la produzione pro capite di rifiuti è salita a 600 kg a persona mentre la raccolta differenziata, dopo 8 anni con il segno più, è in flessione dello 0.29%.