Il 2024 si chiude con un bilancio devastante per l’Italia: 351 eventi meteo estremi hanno travolto il Paese, un record che conferma l’impotenza cronica nell’affrontare una crisi climatica ormai fuori controllo. Il rapporto dell’Osservatorio città clima di Legambiente, stilato in collaborazione con il gruppo Unipol, denuncia un aumento del 485% rispetto al 2015. Un dato che non lascia scampo: l’Italia si trova nel mirino di siccità, alluvioni e temperature record, e il governo sembra incapace di rispondere con una strategia efficace.
Una nazione divisa tra siccità e allagamenti
Il Paese è stato spaccato in due. Da un lato, la siccità ha colpito duramente regioni come la Sicilia, dove il lago Pergusa si è ridotto a una pozza d’acqua. Dall’altro, alluvioni e inondazioni hanno paralizzato il Nord Italia, con la Lombardia ed Emilia-Romagna tra le più colpite. La fotografia è impietosa: 134 casi di allagamenti da piogge intense, 46 esondazioni fluviali e 34 eventi di siccità prolungata.
Le grandi città non sono state risparmiate. Milano ha vissuto l’ennesima esondazione del Seveso, causando ritardi di oltre due ore per i treni e blocchi nelle linee tranviarie. A Roma, la stazione Cipro della metro è stata chiusa per allagamenti, mentre il trasporto pubblico ha subito interruzioni senza precedenti.
Il silenzio assordante del governo
A fronte di questo scenario, il governo Meloni non ha mostrato alcuna volontà di affrontare il problema. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), che avrebbe dovuto rappresentare la risposta strategica, rimane una scatola vuota. Non sono stati stanziati fondi adeguati e il decreto per l’insediamento dell’Osservatorio nazionale per l’adattamento climatico non è mai stato emanato.
Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, ha denunciato l’inerzia dell’esecutivo: “Interventi mirati avrebbero permesso di risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni post-emergenza. Invece, si preferisce ignorare il problema, lasciando che gli eventi estremi colpiscano sempre più duramente”.
Temperature record: una soglia superata
Il 2024 è stato anche l’anno più caldo mai registrato in Italia, con temperature che per la prima volta hanno superato il limite di 1,5 gradi centigradi sopra i livelli pre-industriali. Il mese di novembre è stato il secondo più caldo di sempre, con una media di 14,1 gradi centigradi. In quota, lo zero termico ha raggiunto i 5.206 metri in Piemonte, segnando un altro record allarmante.
Gli effetti sul territorio sono devastanti. I ghiacciai continuano a ritirarsi, ecosistemi unici sono in pericolo e la biodiversità è sempre più fragile. L’agricoltura italiana, già provata da anni di crisi, è sotto attacco. Eppure, i finanziamenti per il settore rimangono insufficienti.
Le vere minacce: crisi climatica e cementificazione
Mentre il governo si concentra su misure controproducenti, come il divieto al fotovoltaico a terra previsto dal decreto Agricoltura, le vere minacce continuano a crescere. La cementificazione selvaggia e il consumo di suolo aggravano una situazione già critica. “Servono interventi concreti per fermare il consumo di suolo e promuovere il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura”, sottolinea Ciafani.
Eventi estremi nel resto del mondo
Il 2024 non ha risparmiato nemmeno il resto del pianeta. Negli Stati Uniti, gli uragani Helene e Milton hanno causato danni per oltre 100 miliardi di dollari, lasciando dietro di sé distruzione e morti. In Asia, il tifone Yagi ha provocato almeno 829 vittime e devastato intere comunità, con danni economici che superano i 12 miliardi di dollari. L’Europa non è stata immune: la tempesta Boris ha colpito duramente diverse nazioni, mentre il Sud America ha affrontato inondazioni senza precedenti, specialmente in Brasile. Questi eventi confermano che la crisi climatica è una minaccia globale che richiede risposte urgenti e coordinate a livello internazionale.
Il futuro prossimo: un banco di prova per il 2025
Il 2025 dovrà rappresentare un punto di svolta. La crisi climatica non è più un problema futuro: è il presente. Senza una risposta immediata e coordinata, l’Italia rischia di trovarsi ogni anno più vulnerabile. Servono più risorse, un piano chiaro e la volontà politica di mettere la lotta alla crisi climatica al centro dell’agenda nazionale. Il costo dell’inerzia si misura ormai in vite umane, miliardi di euro e la perdita irrimediabile di ciò che rende unico il nostro territorio.