Tutti i giornali e mass media – giustamente – hanno dato il giusto risalto alle indagini che coinvolgono l’ex commissario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri (leggi l’articolo). Ci si attenderebbe che più di qualcuno ora riprenda anche la notizia pubblicata ieri dal Fatto: l’allerta lanciata in alcuni report allegati al decreto di sequestro con il quale le Procure di Roma e Gorizia hanno ordinato il ritiro di oltre 800 milioni di mascherine cinesi, acquistate nel marzo 2020 dalla Struttura commissariale in realtà sarebbero stati autorizzati dall’Istituto di Superiore di Sanità.
A lanciare il pericolo – “Attenzione! Dispositivo molto pericoloso!”. “Sconsigliamo assolutamente di utilizzare la maschera come dispositivo di protezione individuale”, si leggeva in quei report – sarebbe stata un’altra società che invece non risulterebbe accreditata.
IL CASO. Secondo quanto riportato dal Fatto, la società in questione è la Fonderia Mesteri srl di Torino. E se la Procura di Roma peri suoi accertamenti si affida all’Agenzia delle Dogane, cosa ben diversa accade per la Procura di Gorizia che si affida proprio alla società torinese. Le Dogane hanno definito “non conformi” 11 lotti su 40 analizzati, mentre la Fonderia definisce irregolari tutti i lotti analizzati (12 in totale) definendo in 4 casi i dpi “pericolosi”.
Ma di chi parliamo? La società, come ricostruisce il giornalista Vincenzo Bisbiglia, è diventata famosa per le sue comparsate alla trasmissione “Fuori dal Coro” di Mario Giordano. Curiosa la posizione di Marco Sangirolami, titolare dell’azienda, che sostenne su Rete4 che le mascherine Kn95 prodotte in Cina non erano idonee perché “non funzionano sui volti europei” dato che “si adattano alla morfologia del volto orientale”.
Ma la cosa importante è, come detto, che la società non risulta nell’elenco di Accredia, l’ente unico nazionale di accreditamento. L’iscrizione ovviamente non è obbligatoria e, anzi, la società ha la qualifica di “Eurofins Product Testing Italy Srl”, un’altra società – questa sì accreditata – che si definisce leader mondiale nell’accreditamento di mascherine anti-Covid. Può bastare questo? Chissà. Lo saranno solo le indagini a dirlo. Per ora sappiamo solo che Arcuri è indagato per peculato e abuso d’ufficio. E che le mascherine definite “irregolari” non lo sarebbero state proprio per tutti.