Israele lancia l’ultimatum ad Hamas: “Rilasciare subito gli ostaggi o annetteremo la Striscia di Gaza”

Israele lancia l'ultimatum ad Hamas: "Rilasciare subito gli ostaggi o annetteremo parte della Striscia di Gaza"

Israele lancia l’ultimatum ad Hamas: “Rilasciare subito gli ostaggi o annetteremo la Striscia di Gaza”

Malgrado la mano tesa di Hamas, che si dice disponibile a riprendere i negoziati purché questi portino alla definizione di una pace duratura, Israele non sente ragioni e continua ad ampliare la propria offensiva nella Striscia di Gaza. Che le trattative di pace sembrano ormai un lontano ricordo, lo ha lasciato intendere – scatenando le proteste dell’Ue e in particolare della Francia – il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che con dichiarazioni shock ha detto di aver ordinato all’IDF di “occupare ulteriore territorio a Gaza, evacuando i residenti e ampliando le zone di sicurezza attorno a Gaza per la protezione delle comunità e dei soldati israeliani, attraverso una presa permanente del territorio da parte di Israele”.

“Finché Hamas continuerà a rifiutare di rilasciare gli ostaggi, perderà sempre più territorio che verrà annesso a Israele”, ha aggiunto il fedelissimo di Benjamin Netanyahu. Parole a cui ha risposto il movimento palestinese facendo notare che “sono la prova definitiva” di come l’amministrazione israeliana abbia “sabotato” gli accordi di pace e chiedendo alla comunità internazionale di fermare “questa follia”.

“Rilasciare subito gli ostaggi o annetteremo la Striscia di Gaza”. Israele lancia l’ultimatum ad Hamas e finisce per spaccare l’occidente

Il problema, però, è che l’Occidente sul punto è più diviso che mai. Da un lato, c’è l’amministrazione di Donald Trump che, attraverso la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, fa sapere di “sostenere pienamente” le operazioni lanciate da Israele nella Striscia; dall’altro, l’Unione europea, che commentando le parole di Katz grida allo scandalo e le definisce “inaccettabili”. Particolarmente dura la posizione del ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, che ha sottolineato come la Francia “sia contraria a ogni forma di annessione” della Cisgiordania o di Gaza, e che si opporrà a questi presupposti “nelle sedi opportune”.

Dichiarazioni a cui poco dopo hanno fatto seguito quelle del consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Michael Waltz, che su X ha scritto che “Israele ha tutto il diritto di difendere il suo popolo dai terroristi di Hamas”, aggiungendo che il cessate il fuoco con il gruppo terroristico sarebbe stato prorogato se il movimento palestinese avesse accettato di rilasciare gli ostaggi. Quel che è certo è che mentre la diplomazia arranca, sulla Striscia continuano a cadere le bombe.

Un’emergenza senza fine che, secondo Save the Children, sta assumendo i connotati di una catastrofe con “centinaia di migliaia di bambini intrappolati nel Nord di Gaza, dopo che le forze israeliane hanno isolato l’area dal resto della Striscia, e decine di migliaia sono a rischio imminente a causa delle operazioni militari di terra intorno alla città di Beit Lahiya, nel Governatorato di Gaza Nord”.

L’organizzazione internazionale fa poi notare come, dopo appena quattro giorni di ritorno ai combattimenti, “sono stati uccisi almeno 200 bambini”, con un tragico bilancio che “sembra destinato ad aumentare” nei prossimi giorni a causa “dell’assedio nel Nord di Gaza” con cui Israele “blocca l’accesso agli aiuti salvavita, compresi cibo e medicinali” e impedisce l’evacuazione dei civili.

Netanyahu silura il capo dello Shin Bet ma la Corte Suprema di Israele blocca il provvedimento

In tutto questo, in Israele si sta consumando uno scontro di poteri dopo che il gabinetto del primo ministro Netanyahu ha votato all’unanimità a favore del licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e la magistratura ha risposto bloccando il provvedimento. A spiegare i motivi della cacciata del militare è stato lo stesso Netanyahu, che ha parlato di “mancanza di fiducia” verso Bar dopo l’assalto di Hamas del 7 ottobre 2023, di fatto attribuendogli la responsabilità nel prevenire l’attentato.

Motivazioni che, però, non hanno convinto appieno la Corte Suprema di Israele, che ha congelato il licenziamento, in attesa di valutare il caso con annesse le istanze contrarie alla rimozione di Bar dall’incarico.