Israele continua ad attaccare la Striscia e la Cisgiordania. E l’Onu accusa: “Serie preoccupazioni per l’uso non necessario della forza che rischia di infiammare il Medio Oriente”

Israele continua ad attaccare la Striscia e la Cisgiordania. L'Onu condanna le truppe di Netanyahu: "Uso non necessario della forza"

Israele continua ad attaccare la Striscia e la Cisgiordania. E l’Onu accusa: “Serie preoccupazioni per l’uso non necessario della forza che rischia di infiammare il Medio Oriente”

Passano i giorni e il cessate il fuoco tra Israele e Hamas appare sempre più fragile. Come accade ormai da tempo, l’esercito di Benjamin Netanyahu continua a condurre operazioni militari nella Striscia di Gaza, principalmente a Rafah, e in Cisgiordania, a Jenin, mentre l’Occidente mantiene un completo silenzio. A prendere posizione, dopo gli ennesimi attacchi che hanno causato numerose vittime e feriti, sono i Paesi arabi e le Nazioni Unite.

Israele continua ad attaccare la Striscia e la Cisgiordania. L’Onu condanna le truppe di Netanyahu: “Serie preoccupazioni per l’uso non necessario della forza che rischia di infiammare il Medio Oriente”

Particolarmente dura la posizione dell’Egitto, che ha condannato le azioni delle truppe di Tel Aviv, avvertendo la comunità internazionale sulle potenziali ripercussioni di queste operazioni sulla sicurezza e stabilità della Cisgiordania. Il governo del Cairo ha sottolineato il rischio di una possibile escalation, che potrebbe far ripiombare la regione in uno stato di guerra. Secondo l’Egitto, queste operazioni militari, definite “illegali”, “minano gli sforzi regionali e internazionali per ripristinare la stabilità e la calma nei Territori palestinesi occupati e nella regione”.

Dello stesso avviso è il Qatar, che accusa Israele di una “flagrante violazione del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani” e richiama l’Occidente al suo ruolo, sostenendo che il silenzio internazionale lo rende di fatto “corresponsabile” delle azioni militari israeliane. Questa richiesta ha trovato eco nelle Nazioni Unite: Thameen Al-Kheetan, portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario, ha denunciato l’uso di “metodi bellici” e il ricorso illegale alla forza letale nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, affermando che “le operazioni israeliane degli ultimi giorni sollevano serie preoccupazioni sull’uso non necessario o sproporzionato della forza”.

Il problema delle mine

Quel che è certo è che, di questo passo, la tregua difficilmente potrà reggere. Nel frattempo, nella Striscia di Gaza, nella speranza che i combattimenti non riprendano, si procede a fare i conti con le conseguenze del conflitto. Dopo quindici mesi di bombardamenti e guerra, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha dichiarato che per la sola rimozione delle bombe inesplose e delle mine antiuomo saranno necessari fino a 10 anni e un investimento di 500 milioni di dollari.

Questo dato è tratto dall’ultimo rapporto del Protection Cluster, che riunisce varie organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite. Il rapporto stima che nella Striscia di Gaza vi siano “42 milioni di tonnellate di macerie, contenenti amianto, altri contaminanti pericolosi e resti umani” che dovranno essere rimosse per poter riportare la regione alla normalità.