Da un lato, gli Stati di mezzo mondo che hanno iniziato a riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina; dall’altro, Israele che fa muro esprimendo la propria contrarietà al progetto politico dei ‘due Stati per due popoli’. Sembra sempre più complicato arrivare a una soluzione all’annoso problema della convivenza tra israeliani e palestinesi, dopo che la Knesset, ossia il parlamento dello Stato ebraico, ha approvato a larghissima maggioranza – con 68 voti favorevoli, nove contrari e nessuna astensione – una risoluzione che esprime l’opposizione di principio alla creazione di uno Stato palestinese a ovest del fiume Giordano.
Nella risoluzione, avanzata dalla fazione Nuova Speranza – La Destra di Unità Nazionale, si afferma che “la creazione di uno Stato palestinese nel cuore della Terra d’Israele costituirebbe una minaccia esistenziale per lo Stato di Israele e i suoi cittadini, perpetuerebbe il conflitto israelo-palestinese e destabilizzerebbe la regione”.
Israele boccia la nascita dello Stato di Palestina
In Aula, il presidente del partito che ha proposto la risoluzione, Gideon Sa’ar, ha spiegato che “la decisione della risoluzione intende esprimere l’opposizione generale che esiste tra il popolo israeliano alla creazione di uno Stato palestinese, che metterebbe in pericolo la sicurezza e il futuro del Paese”. Ha poi mandato un segnale “alla comunità internazionale” affermando “che le pressioni per imporre uno Stato palestinese a Israele sono del tutto inutili” e che sarà Tel Aviv a decidere il proprio destino. Che questa sia la posizione dello Stato ebraico è noto da tempo.
Già lo scorso febbraio la Knesset aveva approvato una risoluzione, sponsorizzata in prima persona dal primo ministro Benjamin Netanyahu, che respingeva la creazione di uno Stato palestinese. Questo perché, come ribadito anche dalla seconda risoluzione, “promuovere l’idea di uno Stato palestinese in questo momento sarà una ricompensa per il terrorismo e non farà altro che incoraggiare Hamas e i suoi sostenitori a vedere questo come una vittoria, grazie al massacro del 7 ottobre 2023, e un preludio alla presa del controllo dell’Islam jihadista in Medio Oriente”.
Oxfam attacca Israele: “Usa la mancanza d’acqua come arma di guerra contro la popolazione”
Insomma, per i palestinesi il futuro non sembra affatto roseo. Anzi, la situazione peggiora di ora in ora. Ad affermarlo è l’ultimo report di Oxfam, in cui si sostiene che Israele starebbe “usando la mancanza d’acqua come arma di guerra contro la popolazione, violando apertamente il diritto internazionale”. Stando al documento, il taglio delle forniture idriche, la distruzione sistematica di infrastrutture essenziali e il blocco all’ingresso degli aiuti internazionali da parte di Israele, “hanno ridotto del 94% la disponibilità d’acqua dentro la Striscia”.
Oxfam segnala anche che al momento “ogni abitante può contare, in media, su appena 4,74 litri di acqua al giorno”, ossia meno di un terzo del minimo raccomandato in situazioni di emergenza e addirittura al di sotto della quantità che consumiamo ogni volta che tiriamo lo sciacquone del water. Sempre secondo l’organizzazione, “gli attacchi israeliani hanno danneggiato o distrutto 5 infrastrutture idriche e sanitarie ogni 3 giorni dall’inizio della guerra”. Come se non bastasse, “Israele ha distrutto il 70% di tutte le pompe per lo smaltimento delle acque reflue e il 100% di tutti gli impianti di trattamento, nonché i principali laboratori di analisi della qualità dell’acqua”.
Report in cui si legge che questa devastazione “sta generando un’emergenza sanitaria” visto che, a causa della mancanza di acqua potabile e servizi igienici, ad oggi il 26% della popolazione si ammala gravemente di malattie che sarebbero facilmente prevenibili. Come spiegato da Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia, “lo scorso gennaio la Corte Internazionale di Giustizia ha chiesto a Israele di garantire l’ingresso e la distribuzione degli aiuti umanitari, per scongiurare il rischio di scatenare un genocidio. Da allora però nulla è cambiato, anzi siamo stati testimoni diretti degli ostacoli che Israele ha posto sistematicamente per rendere impossibile una risposta umanitaria adeguata a salvare la popolazione palestinese”.