Sull’irruzione nella scuola Diaz anche il ministro dell’Interno prende le distanze dai poliziotti che tra le altre condanne dovranno risarcire tre milioni di euro. È decisamente a sorpresa la risposta che Matteo Salvini ha dato ieri, dopo la decisione della Corte dei conti sui 24 tra dirigenti, ispettori tuttora in servizio o ex, responsabili durante il G8 del 2001 a Genova delle brutali violenze alla scuola e poi di aver costruito false prove per scagionarsi.
La richiesta patrimoniale a titolo di rimborsi spese legali e provvisionali era stata anticipata sempre ieri da diversi quotidiani, spiazzando la difesa d’ufficio che il Viminale ha sempre fatto degli agenti, sui quali ora si abbatte anche l’obbligo di rifondere allo stesso ministero dell’Interno e a quello di Grazia e Giustizia le spese dei tre gradi di giudizio, le provvisionali stabilite come risarcimento alle decine di manifestanti massacrati di botte e arrestati sulla base di prove fabbricate ad arte, oltre che ripagare gli avvocati del gratuito patrocinio delle parti civili.
Nell’elenco figurano funzionari tutt’ora in servizio come il vicecapo della Dia Gilberto Caldarozzi e il capo della Polstrada di Roma Pietro Troiani. Una ulteriore condanna a 5 milioni di euro per il danno di immagine dovrà essere valutata il 22 maggio dalla Corte Costituzionale. “Prima di commentare voglio leggere la sentenza”, ha detto Salvini, aggiungendo di stare sempre e comunque con le forze dell’ordine. “Ma se qualcuno sbaglia e indossa una divisa se ne prende atto. Se uno su mille sbaglia, paga”, ha precisato il ministro.
La vicenda della Diaz resta però una delle pagine più buie dell’intera storia delle nostre forze di polizia. Dopo una giornata di scontri violenti, alimentati da bande di black block arrivati da mezzo mondo proprio per devastare la città in cui si teneva il vertice dei grandi della Terra, i poliziotti ritennero di aver individuato nella scuola una base dei commandi, e decisero di fare irruzione senza rispettare alcun diritto di chi si era rifugiato dentro per la notte. Ne venne fuori una carneficina, con decine di giovani del tutto estranei agli scontri del giorno prima torturati e arrestati.
Le responsabilità furono poi accertate in un processo arrivato fino in Cassazione, ma non tutti hanno pagato allo stesso modo. Per i poliziotti coinvolti direttamente e i loro dirigenti sono arrivate le condanne, mentre l’allora capo della Polizia Gianni De Gennaro uscì pulito e fu pure promosso alla presidenza della Finmeccanica.