di Valerio Rossi
Confessioni che fanno paura. A tremare è il clan dei Casalesi, ma più in generale tutta la malavita legata alla Camorra. Il pentimento del boss Antonio Iovine, soprannominato “o ninno”, rischia davvero di rovesciare ogni piano all’interno del clan dei Casalesi e di svelare scenari scottanti.
Ben presto potrebbero arrivare già i primi arresti legati alle sue rivelazioni. Arrestato a Casal di Principe (Caserta) il 17 novembre del 2010, dopo una latitanza durata 15 anni, da una decina di giorni Iovine sta collaborando con gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia (Dia) di Napoli. Sembrano serie le intenzioni di Iovine, tant’è che tanti parenti a rischio sono stati inseriti nel programma di protezione e hanno già fatto le valige per abbandonare il casertano. Lo stesso Iovine ha indicato i parenti “a rischio” da includere nel programma: tra questi la moglie, Enrichetta Avallone finita in carcere nel 2008 per una vicenda di estorsione e tornata in libertà nel luglio del 2011, il figlio Oreste attualmente in carcere. Ora, però, nel giro di un massimo di sei mesi Iovine dovrà chiarire tutte le tematiche che intende sviluppare con gli inquirenti. Così il castello dei Casalesi, fatto di estorsione, spaccio, omicidi e soprattutto di strani intrecci con la politica per la spartizione degli appalti, rischia davvero di sbriciolarsi a causa delle dichiarazioni del pentito. Non uno qualsiasi. Uno di peso. E che ha tenuto in piedi l’organizzazione negli ultimi anni con Michele Zagaria e Mario Caterino.
La fiducia del Viminale
Fiducioso nel pentimento e nei possibili futuri scenari anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano: “I pentimenti sinceri giovano al contrasto alle mafie, lo abbiamo scoperto grazie alle intuizioni di grandi magistrati come Giovanni Falcone e abbiamo inferto colpi durissimi alla mafia ed alla ‘ndrangheta. Se la stessa cosa avverrà per la camorra si potrebbero aprire scenari investigativi interessanti e potremmo arrivare alla sconfitta della camorra”. Al di là dei facili entusiasmi la strada è ancora lunga.
Chi è “O ninno”
Considerato il delfino di Francesco Schiavone detto “Sandokan”, “O ninno”, soprannome affibbiatogli per il suo primo arresto avvenuto in giovanissima età e anche perché l’età e 14 anni di latitanza non sembrano aver indurito e invecchiato il suo volto, ora ha 50 anni e da quattro anni si trova al regime del 41 bis nel carcere di Badu ‘e Carros. Già a dicembre 2010, poche settimane dopo l’arresto, si vociferava di un suo colloquio con Pietro Grasso, allora procuratore della Dia. All’epoca non si parlava di alcun pentimento da parte di Iovine come confermato da Grasso stesso. Per anni è stato inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi d’Italia e ricercato in ambito internazionale fino alla cattura della Polizia di Napoli all’epoca guidata da Vittorio Pisani, lo stesso che decretò la parola fine alla latitanza del boss Michele Zagaria. Su Iovine verte una condanna definitiva all’ergastolo, ad associazione per delinquere di stampo mafioso e omicidio, arrivata nel 2008 in contumacia nell’Appello del primo processo noto come Spartacus. Molto legato al boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, ne era considerato il ‘delfino’.