“Nel libro di Madron e Bisignani si parla di oltre 400 utenze intercettate in modo preventivo dai servizi segreti: che fine fanno quei dossier? Se Meloni fosse aggiornata su ciò che avviene nelle redazioni e nei partiti sarebbe a rischio la tenuta democratica del Paese”. È quanto afferma, in una intervista a Repubblica, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, parlando delle rivelazioni contenute nel libro “I potenti al tempo di Giorgia” a firma di Paolo Madron e Luigi Bisignani (nella foto).
L’ultimo libro di Madron e Bisignani scatena la bufera: i Servizi avrebbero compiuto intercettazioni su utenze intestate a giornalisti e politici
“In gioco c’è la tenuta democratica di un Paese, il nostro” ha aggiunto Renzi. “In quel libro c’è scritta una cosa molto chiara che mette il Governo e l’Autorità delegata, Alfredo Mantovano, davanti a due sole strade possibili: dire che è stata scritta una bugia, smentendo ufficialmente. Oppure venendo immediatamente a spiegare al Copasir cosa è accaduto, da quanto tempo e cosa sta accadendo ora”.
Madron e Bisignani, afferma ancora l’ex premier Renzi, “parlano di intercettazioni preventive. Quel lavoro, cioè, che l’intelligence può fare in assenza di un’inchiesta giudiziaria, ma quando si ritiene che sia in qualche modo in pericolo la sicurezza nazionale”. È uno strumento previsto dal nostro Codice che però le consente soltanto in presenza di un’autorizzazione preventiva da parte del procuratore generale della Corte di Appello.
“Quello che scrive Bisignani – ha aggiunto Renzi – è molto chiaro. Ed è l’esito di quello che da mesi gira in certi ambienti. E cioè che vi siano giornalisti o politici intercettati senza le garanzie costituzionali di una indagine ma dai servizi segreti. Mi spiego meglio: data l’autorizzazione iniziale della Corte si procede a strascico, senza ulteriori autorizzazioni, e si arriva a intercettare giornalisti e politici. In questa maniera ogni settimana si potrebbe capire quello che accade nelle redazioni o quello che avviene nei palazzi della politica. Se questo fosse vero, ci troveremmo di fronte a casa di gravità inaudita. Sarebbe minato alle basi il nostro equilibrio dei poteri che fonda il sistema democratico”.
Renzi: “In gioco c’è la tenuta democratica di un Paese, il nostro”
Le norme, aggiunge il leader di Italia Viva, prevedono però sistemi di controllo molto chiari. Si commetterebbero dei reati gravi qualora quei controlli venissero elusi. “Io parlo di qualcosa che conosco, essendo stato a Palazzo Chigi. Non posso evidentemente svelare particolari coperti da segreto, di ufficio e di Stato, ma posso dire qual era stata sempre la mia linea: ero stato irremovibile nel dire che esiste un confine di etica della democrazia che impedisce ai Servizi di intercettare giornalisti e parlamentari in questo sistema di intercettazioni preventive a strascico. Di più: non ho mai visto una sola riga che riportava intercettazioni preventive. Di quelle si occupava l’Autorità delegata. Ora chiedo: la premier Meloni e il sottosegretario Mantovano la pensano come me o diversamente? A Palazzo Chigi in questi anni è successo altro?”.
“Io non so cosa è accaduto ai tempi di Conte premier e Vecchione capo dell’intelligence – afferma ancora Renzi nell’intervista -. Non so come sono state utilizzate le intercettazioni preventive. Non so cosa sta accadendo ora, con il governo Meloni. Ma suggerisco che Mantovano smentisca in modo chiaro che queste vengono effettuate su parlamentari e giornalisti. Io di giornalisti ne ho querelati tanti, non ho un buon rapporto con la categoria. Ma qui in gioco è il sistema democratico del Paese, mi sembra di essere tornato ai tempi in cui bloccai la nomina di Elisabetta Belloni a presidente della Repubblica perché il capo dei Servizi non può diventare capo dello Stato. Non ci possono essere opacità su questo tema: vi sembra possibile che l’ufficio del premier possa avere report sui lavori di direttori di giornale, cronisti? O sugli avversari politici? Ma in che Paese siamo?”.
Quella di Madron e Bisignani è però un’allusione, anche vaga. Non una certezza. “Sia chiaro: il mio problema non è il governo Meloni perché se questa abitudine esiste, sono certo che bisogna andare indietro nel tempo. Io non voglio fare polemica con loro, non è un problema di gestione dell’intelligence. Stimo Mantovano e sono certo che faccia bene il suo lavoro. E non metto in discussione il diritto del governo di fare le nomine che preferisce scegliendo persone degnissime come Vittorio Pisani e Andrea de Gennaro, dal curriculum impeccabile. Ripeto: se però davvero sono stati intercettati preventivamente giornalisti e politici, sono state minate le basi della democrazia. Il Governo ha il dovere della verità. Non vedo l’ora che arrivi una smentita ufficiale”.
Mantovano: “Non ho mai autorizzato alcuna forma di intercettazione a carico di esponenti politici o di giornalisti”
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, smentisce che l’attuale governo abbia disposto ascolti: “Dal momento dell’insediamento di questo Governo non ho mai autorizzato, quale Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, alcuna forma di intercettazione a carico di esponenti politici o di giornalisti”.
Nei 7 mesi di attività del Governo, afferma ancora in una nota Mantovano, “il rilascio della delega è stato improntato a un’analisi puntuale e rigorosa dei requisiti e delle condizioni previste dalla legge, sia per la stretta attinenza delle motivazioni alle finalità di ricerca informativa, sia per l’individuazione dei soggetti nei confronti dei quali si indirizzavano le attività di intercettazione”.
“Poiché il sen. Matteo Renzi evoca uno scenario che, se vero, sarebbe gravissimo – aggiunge il sottosegreatario Mantovano -, l’autorità giudiziaria valuterà ogni eventuale accertamento, a garanzia delle istituzioni e dell’ordinamento democratico. Per quanto di mia competenza, ho già comunicato al presidente del Copasir sen. Lorenzo Guerini la disponibilità a fornire ogni utile informazione, qualora ne ravvisi l’opportunità”.