Si arrampica sugli specchi, ora, il ministro della Giustizia Carlo Nordio che, dopo l’arresto del latitante Matteo Messina Denaro, ha smesso di demonizzare le intercettazioni ma le considera addirittura “assolutamente indispensabile”. A dirlo è stato lo stesso Guardasigilli ai microfoni di Radio24.
Dietrofront di Nordio sulle intercettazioni dopo l’arresto di Messina Denaro
Gli investigatori che sono riusciti ad ammanettare il boss mafioso Messina Denaro hanno dichiarato che la cattura del latitante è stata resa possibile grazie “alle indispensabili e irrinunciabili intercettazioni”. Poche parole che, di fatto, sbugiardano in modo eclatante Nordio che, solo pochi giorni prima di Natale, se ne andava in giro sentenziando che “i veri mafiosi non parlano al telefono”.
Ma adesso la posizione del ministro è cambiata. “Sono anni che ripeto che le intercettazioni sono assolutamente indispensabili nella lotta alla mafia e al terrorismo e per comprendere i movimenti di persone sospettate di reati gravissimi”, ha affermato a Radio24. “Quello che va cambiato è l’abuso che se ne fa per reati minori, con la diffusione sulla stampa di segreti individuali che non hanno a che fare con le indagini. Credo che ci sia malafede quando si confondono i due campi”, ha tuonato.
La posizione di Giorgia Meloni
Fatto sta che il Guardasigilli non è stato sbugiardato soltanto dagli investigatori. A zittire non solo il ministro ma anche Silvio Berlusconi e Forza Italia (che da sempre si scagliano contro lo strumento delle intercettazioni) ci ha pensato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Ieri, infatti, intervenendo a Quarta Repubblica su Rete 4 per commentare l’arresto di Messina Denaro, il premier si è soffermata anche sul nodo delle intercettazioni. E ha ammesso: “Per me le intercettazioni per come sono utilizzate per i procedimenti di mafia sono fondamentali, sono uno strumento di indagine di cui non si può fare a meno e nessuno per questo genere di reati li ha mai messi in discussione – e ha aggiunto –. Quello su cui cerca di centrare l’attenzione il ministro della Giustizia quando parla del tema è soprattutto il rapporto tra le intercettazioni e quel che diventa di pubblico dominio, anche nella fase in cui le intercettazioni non dovrebbero essere pubbliche. Ma sono d’accordo con il procuratore di Palermo sul fatto che le intercettazioni per la lotta alla mafia sono uno strumento fondamentale”.