Si apre domani a Roma, davanti alla Prima Corte d’Assise, il processo ai quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso in Egitto nel febbraio del 2016. A dare il via libera alla celebrazione del processo di primo grado, anche in assenza dei quattro imputati, era stato recentemente il gup del Tribunale di Roma dopo il pronunciamento della Consulta. Nei confronti degli imputati, a seconda delle posizioni, le accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato.
Inizia martedì 20 febbraio, davanti alla Prima Corte d’Assise di Roma, il processo per l’omicidio del ricercatore friulano Giulio Regeni
Lunga la lista dei testi chiamati a deporre al processo per l’omicidio Regeni. Si tratta di uomini di governo, d’Italia e d’Egitto, dirigenti pubblici, manager d’impresa, rappresentanti delle servizi di sicurezza, giornalisti. È un elenco lungo ed eterogeneo quello che riguarda le persone presenti nelle liste testimoniali.
Al processo non è prevista la presenza dei quattro agenti egiziani accusati di aver rapito, torturato e ucciso Giulio
Al processo non è prevista la presenza degli imputati, i quattro agenti della National Security del Cairo. Dopo un lungo iter preliminare si è arrivati a formalizzare l’imputazione per il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif.
Tra i testi chiamati a deporre c’è anche il presidente egiziano al-Sisi e gli ex premier Renzi e Gentiloni
In ogni caso il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco e gli avvocati di parte civile prospettano al collegio giudicante la citazione del presidente della Repubblica egiziana, Abdel Fattah al-Sisi, dell’ex premier e leader di Italia Viva, Matteo Renzi; e l’ex ministro degli esteri, Paolo Gentiloni. Nell’elenco anche l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi; l’ex responsabile della autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Marco Minniti; i capi dei servizi segreti che si sono avvicendati nel tempo e il segretario generale della Farnesina all’epoca dei fatti, Elisabetta Belloni.