C’è, innanzitutto, il decreto sicurezza, atteso oggi alla prova del voto di fiducia a Montecitorio dopo il primo via libera di Palazzo Madama. Poi, massima priorità al decreto fiscale, da approvare (per legge) entro il 22 dicembre in entrambi i rami del Parlamento. Ma non è tutto. Dopo l’incidente di percorso alla Camera sul discusso emendamento salva-Lega sul peculato dell’ex M5S (espulso) Catello Vitiello, passato a scrutinio segreto, la maggioranza gialloverde dovrà cimentarsi pure nella correzione del disegno di legge (ddl) anticorruzione al Senato che dovrà poi tornare a Montecitorio per l’approvazione definitiva in terza lettura. Il tutto in tempi rapidi, se l’intento dichiarato dal vicepremier e leader politico dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, è quello di festeggiare, insieme al nuovo anno, pure “la galera per i corrotti”.
E non finisce qui. Oltre al decreto sicurezza e al decreto fiscale è corsa contro il tempo anche per un terzo provvedimento dell’Esecutivo da convertire in legge prima che incappi nella decadenza. Il 5 dicembre, infatti, scade il termine per la conversione del decreto legge recante disposizioni urgenti in materia di giustizia amministrativa, di difesa erariale e per il regolare svolgimento delle competizioni sportive, che porta la firma del premier, Giuseppe Conte. Un provvedimento nato sulla scia delle vicende che hanno impedito la regolare partenza del Campionato di calcio di Serie B e che, di fatto, sposta la competenza sui ricorsi in capo al Tar di Roma. Tuttavia, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Guido Guidesi (Lega), ha formalmente comunica alla commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, dove il testo è all’esame, che “il Governo non intende insistere per la conversione in legge del provvedimento in titolo”. Ma la norma “sarà comunque inserita in un altro decreto-legge, attraverso un emendamento d’iniziativa governativa”.
Ad intasare ulteriormente un calendario da cronoscalata, sempre all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato, c’è pure il ddl costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari, cavallo di battaglia di M5S e Lega. E, tanto per non farsi mancare nulla, anche la modifica “tecnica” del Rosatellum per adattare l’attuale legge elettorale alla futura composizione del Parlamento (da 630 a 400 deputati e dal 315 a 200 senatori), ridisegnata proprio dalla riforma costituzionale. Senza contare la legge delega per i correttivi delle crisi d’impresa e la legge europea. Insomma, un vero e proprio tour de force sul quale si misurerà il livello di coesione e la tenuta stessa della maggioranza gialloverde. Dopo le fibrillazioni che hanno segnato il via libera al dl sicurezza a Palazzo Madama, che ha fatto esplodere i maldipancia dei dissidenti M5S. E il tiro mancino dei franchi tiratori sulla norma salva-Lega a Montecitorio.