Il plenum straordinario di questo pomeriggio al Csm è solo l’inizio della resa dei conti. Una guerra intestina alla magistratura che vede pm scagliarsi contro altri colleghi, in uno scontro che ormai va avanti da settimane, ossia dalla deflagrazione dell’inchiesta sul pubblico ministero Luca Palamara, e che sembra destinato a proseguire a lungo. Del resto la posta in palio è alta perché le toghe, proprio in questi giorni, erano a lavoro per individuare l’erede del procuratore uscente Giuseppe Pignatone e, a cascata, anche quella di due procuratori aggiunto nella Capitale. Ma oggi nella riunione plenaria a Palazzo dei Marescialli, nel corso dell’ennesima giornata di passione, i temi da affrontare saranno altri a partire dalla decisione, circolata negli ultimi giorni, di mettere in standby tutte le nomine.
Ma c’è di più perché il Consiglio sarà sicuramente chiamato a prendere atto delle dimissioni, rassegnate venerdì, del consigliere del Csm Luigi Spina, capogruppo di Unicost e indagato dalla Procura di Perugia per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio. L’ormai ex consigliere, così come deciso ieri dalla Commissione che ha già individuato chi potrà sostituirlo dovrà ritornare a vestire la toga nella Procura di Castrovillari. Prima di farlo, però, Spina dovrà fare tappa a Perugia dove oggi, assieme al pm Francesco Rocco Fava, sarà sentito dai magistrati nell’ambito dell’inchiesta sui veleni nella Procura di Roma.
In questa faida interna, oltre al lavoro serrato a Palazzo dei Marescialli si aggiungono anche le fibrillazioni interne all’Anm. In particolare quelle della sezione milanese che ieri ha preso posizione chiedendo le dimissioni dei consiglieri “che sono o dovessero risultare coinvolti” nell’indagine di Perugia per via “dell’inaudita gravità della vicenda che ha fatto emergere l’esistenza di una questione morale nella magistratura”. Ma per l’Anm non è tutto perché domani ci sarà la riunione nazionale che avrà all’ordine del giorno proprio la vicenda Palamara, con l’attivazione dei probiviri.
Insomma un caos senza fine con l’inchiesta che anziché sgonfiarsi sembra destinata ad allargarsi. Nella rete di Palamara ci sono 40 nomi tra giudici, politici e imprenditori. Una lista in cui figurano 4 magistrati in servizio a Roma e alcuni consiglieri del Csm tra cui Antonio Lepre e Corrado Cartoni, entrambi allo stato non indagati. Eppure a preoccupare i pm umbri c’è soprattutto il precedente Csm di cui faceva parte Palamara e dove avrebbe gestito affari con l’imprenditore Fabrizio Centofanti e con i legali Piero Amara e Giuseppe Calafiore. Così nel mirino dei pm oltre alla scelta del procuratore di Gela, bloccata dal Presidente Sergio Mattarella, e al procedimento disciplinare su un collega, ci sarebbe altro. In particolare le vicende della Procura di Trani dove lavoravano i pm Antonio Savasta e Michele Nardi, entrambi arrestati per corruzione, e i cui procedimenti erano passati davanti alla Sezione del Csm di cui faceva parte Palamara.