Infornata di assunzioni all’Antitrust ma il conto lo pagano le imprese. L’aiutino all’Authority infilato nella legge sulle Lobby con un emendamento last minute votato a scatola chiusa

L’aiutino all’Authority infilato nella legge sulle Lobby con un emendamento last minute votato a scatola chiusa

Infornata di assunzioni all’Antitrust ma il conto lo pagano le imprese. L’aiutino all’Authority infilato nella legge sulle Lobby con un emendamento last minute votato a scatola chiusa

Un regalo, arrivato di buon mattino all’Antitrust, con l’innesto di nuovo personale. Il motivo? Garantire l’applicazione della legge sulle lobby, approdata alla Camera peraltro in una versione molto annacquata. Il tutto all’insegna del motto “quando c’è da assumere negli organismi pubblici, le risorse si reperiscono in un batter d’occhio”. Se si tratta di ristori, invece, si usa il bilancino, con il governo dei Migliori più che mai. A saldare il conto per l’Antitrust, in questo caso, saranno i privati, le società di capitali per l’esattezza, a cui verrà applicato un incremento di prelievo. Nella legge sulle lobby è stato infatti inserito, sfruttando un cavillo regolamentare di Montecitorio, un emendamento che garantisce l’ingresso fino a un massimo di trenta unità nell’organico dell’Authority. Lo scopo dei dipendenti sarà quello di monitorare il registro – a cui dovranno iscriversi i lobbisti – necessario a rendere esecutiva la norma.

BLITZ IN COMMISSIONE

Martedì scorso c’è stata la convocazione della commissione Bilancio nel tardo pomeriggio, l’appuntamento è stato fissato al mattino seguente. Dopo tante lentezze, insomma, è arrivata una forte accelerazione, quasi in fretta e furia per licenziare il provvedimento. E qui è c’è stato il colpo di mano della maggioranza, secondo quanto denunciano dall’opposizione. “La commissione Bilancio ha trasformato un parere in un emendamento”, spiega a La Notizia Raffaele Trano, deputato della componente Alternativa. Tutto lecito, sia chiaro, perché previsto da un comma del regolamento della Camera. I parlamentari di Alternativa hanno comunque evidenziato l’irritualità della procedura. “L’emendamento è stato votato dai deputati ‘sulla fiducia’ visto che non faceva parte del fascicolo delle proposte emendative distribuito ai presenti in Aula”, dice il deputato Francesco Forciniti. “Persino dopo il voto nessuno – insiste – era a conoscenza del contenuto di questa proposta”. Come è stato possibile? “È stato usato il burocratese per occultare un emendamento che prevedeva trenta nuove assunzioni”, sintetizza Trano, che ricorda i precedenti risalenti a poche settimane fa: “Già il decreto Recovery è stato il massimo ‘assumificio’ pubblico, con una serie mai viste di infornate, ponendo come motivazione la necessità di realizzare il Pnrr. Adesso c’è il tentativo di fare tutto in sordina, perché il governo sa che là fuori il Paese è furioso e in attesa di nuovi ristori”.

INFORNATE PUBBLICHE

Il contenuto della norma è semplice: prevede che l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato possa assumere trenta persone per applicare la legge. L’Antitrust, infatti, aveva sottolineato che l’attribuzione di ulteriori compiti richiedeva l’implementazione della pianta organica. Una richiesta prontamente esaudita da governo e maggioranza, grazie a un prelievo aggiuntivo per le società con ricavi totali superiori a 50 milioni di euro. Si dirà: a pagare sono le grandi aziende? “Almeno questo è vero”, sottolinea Trano. “Ma – sottolinea – la questione è sempre la solita: quando c’è da trovare risorse per assunzioni negli enti pubblici, basta poco e la soluzione si individua. Si introducono addirittura nuove tasse, come questa. Poi se serve qualcosa per dare sostegno alle persone in difficoltà, vengono trovate mille scuse per dire che non ci sono soldi. E si concedono a malapena le briciole”. “Lo vedremo – conclude il deputato – già con la discussione sulla delega fiscale”.