Che il rapporto tra Fratelli d’Italia e il mondo dell’Informazione non sia idilliaco, è cosa nota. Quello che nessuno si aspettava è che dopo le leggi bavaglio, le interviste telefonate e le conferenze stampa senza domande, il partito di Giorgia Meloni lanciasse una nuova crociata per mantenere nel nostro ordinamento giudiziario il carcere per i giornalisti condannati per diffamazione che la Corte Costituzionale, con una sentenza del 2021, aveva chiesto al Parlamento di eliminare.
Sembra incredibile eppure è proprio questo il senso del blitz in Commissione Giustizia del Senato del capogruppo meloniano, Gianni Berrino, che ha depositato una serie di emendamenti che mantengono intatta la detenzione per i giornalisti e prevedono pure un inasprimento delle pene. Ma non è tutto. Tra le norme proposte da Berrino c’è anche quella di affiancare all’articolo 595 del codice penale anche un inedito 595-bis che si occuperà delle cosiddette fake news.
Informazione sotto attacco
Tutte proposte che non sembrano essere state concordate dall’intera maggioranza visto che perfino la presidente leghista della commissione, Giulia Bongiorno, ha detto che gli emendamenti “devono ancora essere valutati” e che a suo avviso sarebbe preferibile “focalizzare l’attenzione sui titoli degli articoli e sulla tematica della rettifica”. Ben più dure le critiche della Federazione nazionale Stampa italiana (Fnsi) secondo cui “il carcere per i giornalisti è un provvedimento incivile e denota la paura di questo governo nei confronti della libertà di stampa”.
Critiche anche le opposizioni con Barbara Floridia, presidente M5S della commissione di vigilanza Rai, che chiede di ritirare gli emendamenti spiegando che “quanto sta avvenendo sul ddl Diffamazione è molto grave. La proposta di FdI di introdurre il carcere per i giornalisti è non solo preoccupante, ma anche pericolosa per il tessuto stesso della nostra società democratica”.