L’ inflazione è in forte aumento e i dati ultimi pubblicati da Eurostat preoccupano e non poco gli Stati membri dell’Unione Europea. L’Italia è tra i Paesi meno colpiti (8,4%), mentre i rincari da record riguardano i Baltici (Estonia 23,2%).
Inflazione sale al 9,8% in Unione Europea: è record
L’inflazione sale e preoccupa gli Stati europei: in zona euro si è passati dall’8,6% di giugno all’8,9% di luglio mentre il dato annuale si è attestato al 9,8% a luglio 2022, rispetto al 9,6% di giugno. I dati sono pubblicati da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea.
Anche dalla Bce si conferma che l’aumento dei prezzi, a luglio all’8,8% nell’Eurozona in un anno, è la preoccupazione principale. “Non escluderei la possibilità che stiamo entrando in una recessione tecnica e le preoccupazioni che avevamo a luglio non sono state alleviate”. Lo dice Isabel Schnabel, del Comitato esecutivo della Bce, riferendosi alla decisione di alzare i tassi di mezzo punto a luglio e alle prospettive per la riunione dell’8 settembre. “Se si guarda a una qualsiasi delle misurazioni dell’inflazione di fondo, stanno salendo ulteriormente e sono ai massimi storici”, dice Schnabel in un’intervista alla Reuters pubblicata sul sito della Bce.
Schnabel spiega che “anche se entrassimo in recessione, sarebbe abbastanza improbabile che le pressioni inflazionistiche scendano da sole. Quello che stiamo vedendo è uno shock da offerta che sta rallentando la crescita e allo stesso tempo aumenta le pressioni inflazionistiche”, ma “il rallentamento della crescita probabilmente non è sufficiente a indebolire l’inflazione, per quanto riduca le pressioni sui prezzi attraverso una domanda più fiacca”.
Ecco in quali Paesi si registrano maggiori rincari
I tassi annuali più bassi sono stati registrati in Francia, a Malta (entrambe al 6,8%) e Finlandia (8%). I tassi annuali più alti sono stati registrati in Estonia (23,2%), Lettonia (21,3%) e Lituania (20,9%). A luglio, il contributo maggiore al tasso d’inflazione annuale dell’area dell’euro è venuto dall’energia (+4,02 punti percentuali), seguita da prodotti alimentari, alcolici e tabacco (+2,08), servizi (+1,60) e beni industriali non energetici (+1,16). L’Italia, con il suo 8,4% (valore armonizzato Ue), è nella lista di chi sta pagando un prezzo meno elevato, per quanto su livelli record, alla crisi energetica.