Se ci fossero ancora dubbi sulla gigantesca copertura politica di cui dispongono i concessionari autostradali, Italia Viva da ieri li ha tolti tutti, presentando un emendamento per salvare le maxi-penali a carico dello Stato in caso di revoca dei contratti in essere con i cosiddetti signori del casello. L’intervento, a sorpresa, è stato inserito all’ultimo istante utile in un emendamento al decreto Milleproroghe.
Il testo non è di semplice comprensione, ma al di la del burocratese prevede nuove regole in caso di revoca delle concessioni autostradali, compresa la gestione transitoria affidata all’Anas. Più nello specifico, salta la norma che mette un freno alle pretese di Benetton e company, secondo cui lo scioglimento dei contratti anche per loro grave inadempienza obbligherebbe la parte pubblica a risarcire i privati del mancato guadagno fino alla scadenza degli stessi. Nel caso di Atlantia, la holding che controlla Autostrade per l’Italia, la stima è salatissima, vicina ai 23 miliardi di euro.
La nuova legge, invece, fissa l’entità dei risarcimenti alle sole opere già eseguite, e pertanto rende molto più facile il ritiro delle concessioni, a meno di paletti come quello appena proposto dai renziani. Una sortita inspiegabile, alla luce di alcune recenti aperture rispetto a un impegno centrale per i 5 Stelle e che tra l’altro fa parte degli accordi di governo: la revoca dell’affidamento a chi non ha investito abbastanza in manutenzioni da impedire la tragedia del ponte Morandi di Genova. Un impegno che ad oggi risulta rallentato da una sfilza di ostacoli formali e legali, per arrivare all’ostruzionismo della Lega nel precedente Governo Conte1.
Anche il Pd in un primo momento non si era dimostrato molto disponibile a interrompere le concessioni, adducendo che i contratti non possono essere risolti sulla sola base di un cambio di stato normativo. Ma perché il neo partito di Renzi si è avventurato in una decisione che avvantaggia palesemente i privati a danno della collettività? Notoriamente alcuni concessionari risultano ufficialmente tra i grandi finanziatori della ex Fondazione Open, cassaforte delle grandi manifestazioni a sostegno dell’ex premier. La presentazione dell’emendamento è coincidentemente un grosso supporto a questi generosi sponsor. Gruppi che secondo quanto riportato in decine di articoli di questo giornale si sono divisi giganteschi dividendi a fronte di spese per le manutenzioni poco convincenti. Secondo uno studio di Mediobanca ripreso da Il Sole 24ore tra 2009 e 2018 ai soci di Autostrade sono andati 6 miliardi, mentre solo 4 sono stati destinati alla manutenzioni.