Garantisti pettegoli, giornalisti benpensanti ma pruriginosi e strumentalizzatori a fasi alterne: c’è dentro l’intero bestiario dei finti garantisti nella vicenda che coinvolge il sindaco di Santa Marinella, nella città metropolitana di Roma, che è caduto in uno scandalo sessuale ripreso dalle telecamere installate nel palazzo del Comune dopo una sua denuncia. Pietro Tidei, 77 anni, ex Pci, poi nei Ds, oggi nel Pd, due volte deputato, due volte primo cittadino di Civitavecchia e al secondo mandato a Santa Marinella, ha denunciato per corruzione due consiglieri e il titolare dell’Isola del Pescatore, famoso ristorante della zona.
Il sindaco Pd di Santa Marinella, Pietro Tidei, nel tritacarne da giorni. E strumentalizzato per attaccare le toghe
Il sistema di sorveglianza degli investigatori però registra il sindaco che in una sala vicino all’Aula consigliare consuma un rapporto sessuale con una donna. Quando le indagini si chiudono il consigliere comunale Roberto Angeletti acquisisce tramite il suo avvocato quasi tutte le registrazioni. Il video dell’episodio pruriginoso era stato classificato come “irrilevante”, ma gli avvocati contestano la classificazione e decidono di acquisirlo. Il video comincia a circolare. Il sospetto dei magistrati, che nel frattempo hanno aperto un’indagine per revenge porn, è che sia stato proprio Angeletti a farlo circolare.
Ovviamente l’adulterio del sindaco scatena la curiosità e le voci in città. La stampa locale e nazionale parte alla caccia della presunta amante di Tidei che rilascia anche interviste. Al sindaco finito tra le maglie della sua stessa denuncia si aggiunge quindi lo sconforto del presunto marito tradito che chiede (ai giornalisti) di avere conferme sull’infedeltà della moglie. Un romanzetto boccaccesco di provincia che imbarazza i dirigenti del Partito democratico laziale che per ora non hanno preso posizione. È a questo punto che spuntano i garantisti pettegoli. Vedendo la possibilità di usare la fornicazione del sindaco per martellare magistratura e intercettazioni i “garantisti” si sprecano in lunghi editoriali in cui lamentano “la privacy violata” di Tidei, “il disfacimento di due famiglie” e “la vergogna della giustizia italiana”.
A nessuno viene in mente che chi ha compiuto le indagini non avesse nessun interesse per quella vicenda minore rispetto ai fatti che stavano approfondendo. Come capita spesso in questo Paese di martellatori della magistratura travestiti da garantisti sulle stesse pagine che raccolgono i loro lamenti ci sono anche gli articoli pruriginosi. Tutto sullo stesso giornale. Qualche giorno fa anche Matteo Renzi si cimenta in un editoriale in cui esprime “solidarietà più totale alla nostra amica Marietta Tidei”, consigliera regionale di IV, “e alla sua famiglia, costretta da giorni a subire una vergognosa aggressione mediatica”.
La vicenda personale degli incontri hot del primo cittadino del comune romano trasformata in battaglia politica contro i magistrati
Sul quotidiano Il Foglio, Giuliano Ferrara ne approfitta per difendere il defunto Silvio Berlusconi con un editoriale dal titolo “Dal Cav. al sindaco di Santa Marinella, la morbosa e villana caccia al sesso degli altri”: “Le battaglie sessuali di Pietro Tidei e delle Marinelline in suolo pubblico sono frizzi e lazzi. E i moralisti?”, si chiede Ferrara. Ieri però la Procura ha disposto il sequestro dei dispositivi elettronici di una poliziotta sorella dell’indagato Angeletti e di un carabiniere.
Ricapitolando: chi attacca la magistratura e le intercettazioni finge di non accorgersi che il “caso Tidei” è molto probabilmente figlio di qualche uomo di Stato infedele e di un giornalismo guardone. Ma i garantisti fingono di non accorgersene poiché sarebbero costretti a riconoscere che le leggi ci sono e funzionano. Sono proprio loro a trasformare una “vicenda personale” in una battaglia politica contro la magistratura. E sono sempre loro a lamentarsene.