Dopo quattro anni di indagine, si chiude il caso sulle presunte spese fantasma al Comune di Cosenza. Con una mossa che era nell’aria da tempo, la Procura cosentina, guidata dal procuratore capo Mario Spagnuolo, ha chiuso i conti notificando l’avviso di conclusione indagini nei confronti di quattro indagati che ora rischiano di finire alla sbarra in un’aula del tribunale. A finire nel mirino dei magistrati sono stati il sindaco Mario Occhiuto, l’ex segretario Giuseppe Cirò, e altri due responsabili dell’ufficio Economato.
Ai primi due i magistrati contestano il reato di truffa, falso e peculato ai danni del Comune mentre per i due funzionari pubblici l’accusa è di abuso d’ufficio e peculato. L’inchiesta è quella che ha messo nel mirino le spese sostenute dal primo cittadino tra il 2013 e il 2016. Ufficialmente si sarebbe trattato di “missioni istituzionali” per le quali sono stati acquistati biglietti aerei e il pagamento di alberghi di volta in volta rimborsati dal Municipio, almeno stando a quanto hanno sempre dichiarato gli indagati, ma per il procuratore Spagnuolo la realtà sarebbe ben diversa.
In realtà, almeno stando alla ricostruzione dei magistrati, tali viaggi non sarebbero mai stati nemmeno svolti e così l’importo finito nel mirino dei pubblici ministeri, oltre 100 mila euro, sarebbe stato intascato dai quattro indagati. Per riuscire a mettere le mani sul malloppo, stando agli accertamenti degli inquirenti, le persone coinvolte avrebbero utilizzato ricevute false e con queste avrebbero indotto in errore il settore Economato del Municipio.
Proprio qui, nel periodo in cui si sarebbe consumato il raggiro, lavoravano i due funzionari indagati che non solo avrebbero saputo dell’inesistenza dei viaggi di cui si chiedeva rimborso ma, contravvenendo al proprio ruolo, si prodigavano al fine di erogarli al primo cittadino e al suo collaboratore dell’epoca. A far detonare il terremoto giudiziario che sta travolgendo l’amministrazione comunale di Cosenza è stato proprio Occhiuto, quest’ultimo noto anche in quanto fratello del deputato di Forza Italia Roberto che è il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Calabria, che in questa vicenda, ancora tutta da accertare, è passato dall’essere il grande accusatore di Cirò a coindagato.
Proprio l’architetto-sindaco è stato il primo ad accendere i riflettori giudiziari sulla vicenda a marzo del 2017, prima con il licenziamento del suo ex segretario e dopo con la denuncia presentata contro di lui. Un documento in cui Occhiuto accusava Cirò di aver fatto la cresta sulle trasferte con spese gonfiate o inventate di sana pianta. Un anno e mezzo dopo, quella scelta gli si è ritorta contro dal momento che anche lui si è ritrovato indagato poiché tirato in ballo dal suo stesso ex collaboratore che, per anni, era stato il suo uomo di fiducia e quindi ne custodiva, secondo quanto ritiene la Procura, tutti i suoi segreti.
LE ALTRE ROGNE. Il sindaco di Cosenza non è nuovo ai guai con la Giustizia. L’8 luglio dello scorso anno Occhiuto è stato rinviato a giudizio assieme all’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e altre 25 persone (leggi l’articolo), nell’ambito delle indagini su un presunto drenaggio di soldi pubblici destinati alla realizzazione di progetti ambientali all’estero. Riavvolgendo il nastro del tempo allo scorso aprile, invece, il sindaco è rimasto coinvolto nell’indagine della Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, che ha portato al sequestro choc di Piazza Bilotti in quanto ritenuta insicura per l’incolumità pubblica nonostante tre anni prima la stessa era stata sottoposta a riqualificazione.