C’è chi racconta di ritardi nel pagamento degli stipendi, chi sostiene di essere stato maltrattato e chi si lamenta di condizioni igienico sanitarie impossibili. Questo, secondo quanto raccontato da la Repubblica, è l’elenco di presunte irregolarità che sarebbero finite in un fascicolo gestito dalla Procura di Latina che indaga su due cooperative, la Karibu e il Consorzio Aid, che si occupano dell’accoglienza, della gestione e dei servizi per aiutare quanti scappano da miseria e guerre. Un’indagine come tante ma che, sempre secondo il quotidiano, avrebbe dell’incredibile perché coinvolgerebbe la suocera e la moglie di Aboubakar Soumahoro, il deputato eletto con Verdi e Sinistra Italiana che si è sempre distinto per le sue battaglie a tutela dei più deboli.
Un’inchiesta della Procura di Latina coinvolge la suocera e la moglie del parlamentare Aboubakar Soumahoro
Il parlamentare Aboubakar Soumahoro che, è bene sottolinearlo, non è indagato e non risulta coinvolto in questa storia, dopo ore di silenzio ha deciso di rispondere per le rime al quotidiano romano respingendo al mittente ogni addebito e minacciando querele. “Non c’entro niente con tutto questo e non sono né indagato né coinvolto in nessuna indagine dell’arma dei carabinieri, di cui ho sempre avuto e avrò fiducia. Non consentirò a nessuno di infangare la mia integrità morale” si legge sulla pagina Facebook del deputato.
“Per questo, dico a chi pensa di fermarmi, attraverso l’arma della diffamazione e del fango mediatico, di mettersi l’anima in pace. A chi ha deciso, per interessi a me ignoti, di attaccarmi, dico: ci vediamo in tribunale! Ho dato mandato ai miei legali di perseguire penalmente chiunque infanga il mio nome o la mia immagine, mi diffama o getta ombra sulla mia reputazione” insiste Soumahoro.
Lo stesso si è poi difeso aggiungendo: “Non ho mai barattato e non baratterò mai la mia ricchezza spirituale con le ricchezze materiali, perché per me la ricchezza spirituale ha la supremazia su quella materiale. Siamo qui di passaggio”. Un post sofferto che Soumahoro conclude assicurando che “per tutta la vita ho camminato nella verità, ho agito nella trasparenza e ho esercitato con onestà la mia vocazione di lotta per un mondo di diritti, di dignità e di legalità” e che mai e poi mai avrebbe fatto qualcosa di tanto grave.
Stando alla ricostruzione che si può leggere su la Repubblica l’indagine sarebbe stata avviata in seguito a una serie di denunce presentate da Uiltucs, il ramo del sindacato Uil che si occupa di turismo, commercio e servizi. Sostanzialmente una trentina di lavoratori delle due coop avrebbero rivelato ai loro rappresentanti di non ricevere lo stipendio da due anni, di essere costretti a lavorare in nero e di aver subito presunti maltrattamenti. Non solo. I lavoratori lamentano anche che sono stati disattesi gli accordi raggiunti davanti all’Ispettorato del Lavoro e che alcuni di loro si sono visti anche chiedere fatture false per poter ottenere la paga.
Insomma accuse pesantissime ma su cui, al momento, non c’è alcuna conferma da parte della Procura di Latina. Eppure che il fascicolo esista davvero lo sostiene anche il Corriere della Sera secondo cui “l’indagine è al momento puramente esplorativa perché non ci sarebbero profili penalmente rilevanti e il fascicolo non ipotizza reati”. Tutti fatti su cui sono a lavoro gli investigatori, i quali hanno già acquisito numerosi documenti nelle due cooperative, e su cui, almeno per il momento, gli inquirenti preferiscono tenere la bocca cucita.