Errare humanum est, perseverare Salvini. La vicenda degli incontri tra il leader della Lega Matteo Salvini e l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov si arricchisce ogni giorno di una nuova puntata e, di giorno in giorno,Salvini dimostra per l’ennesima volta quello che è: un politico scarso.
In un Paese serio il leader della Lega Salvini sarebbe deriso da tutti. Lui invece continua a perseverare
Tutto comincia con la notizia data dal quotidiano Domani in cui si legge di un incontro tra Salvini e l’ambasciatore russo a guerra già iniziata, esattamente il primo marzo, quando l’invasione dell’Ucraina era già iniziata e la diplomazia italiana era indaffarata per concertare una linea d’azione comune con l’Ue e con la Nato.
Salvini, accompagnato dall’avvocato Capuano, ex deputato berlusconiano ora promosso a superconsulente del leader leghista, ha cenato tranquillamente senza ritenere doveroso dar conto del suo incontro (e dell’esito di quell’incontro) al governo di cui fa parte. Non è un caso che Palazzo Chigi abbia espresso “assoluto sconcerto” per l’attivismo segreto di Salvini (“è gravissimo, Salvini non ci ha avvertito di nessuna delle sue visite da Razov”, hanno scritto gli staff di Draghi e Di Maio).
Già qui la gravità della situazione era chiara a tutti, tant’è che Giorgetti in persona ha criticato il suo segretario e un pezzo della Lega sembra avere perso la pazienza per le continue gaffe di quello che una volta era il “Capitano” e ora sembra non imbroccarne una. Ma accade poi che Capuano (perfetto nella parte del suggeritore di errori) racconti che sarebbero stati almeno 4 gli incontri in ambasciata di Salvini.
Capuano racconta che sarebbe stato proprio Razov a consigliare a Salvini di andare a Mosca dopo avere letto il “piano di pace” preparato dal leader leghista. Fenomenali le parole riportate da Capuano secondo il quale l’ambasciatore russo dopo aver visionato il piano leghista avrebbe detto “tosto, è forte”, come in un brutta commedia degli anni ’80. Il piano? Fantozzi la definirebbe “una cagata pazzesca”: si tratta in pratica di trovare un luogo significativo per organizzare l’incontro tra Putin e Zelensky e scovare una personalità dall’alto profilo internazionale per fare da cerimoniere.
Più che una soluzione per un conflitto che sta tenendo il mondo con il fiato sospeso sembra un preventivo fatto (male) da un’agenzia di organizzazione di matrimoni. Che fa a questo punto Salvini, ormai trascinato verso il dirupo? Rilancia, com’è nella natura dei politici scarsi senza lo spessore che serve per essere utili al Paese che rappresentano e incapaci perfino di non danneggiare sé stessi. Dal suo ufficio stampa Salvini fa uscire un comunicato con tutte le volte che avrebbe detto di “avere parlato con l’ambasciatore” e di essere “intenzionato ad andare a Mosca”.
È davvero convinto che la stampa e i suoi colleghi parlamentari (perfino i suoi alleati) prendano ancora sul serio la sua raffica di sparate giornaliere che produce nel disperato tentativo di stare su un’onda che ormai da mesi è solo risacca. Poi addirittura si traveste da pacifista (mossa che gli è consentita anche dalla latitanza di quelli che pacifisti dovrebbero essere per Costituzione e invece da sinistra sono più bellicosi degli altri) e frigna: “Da piccolo operatore di pace, da capo di famiglia, da capo di partito, che dovevo fare invece di cercare la pace, giocare a burraco?”.
In un Paese normale Salvini che si rivende come “piccolo operatore di pace” dovrebbe essere deriso da qui all’infinito dall’opinione pubblica e dovrebbe essere stramaledetto dai suoi elettori che lo sognavano come uomo forte, altro che pace. Lui invece continua imperterrito facendoci credere che la pace si ottenga incontrandosi come gli adulteri di nascosto nei cessi della scuola, forte di un rapporto con Mosca che (quello sì) sarebbe curioso conoscere in tutte le sue sfumature.
“Decido io chi incontrare”, dice Salvini. Accusa i partiti e la stampa di attaccarlo ingiustificatamente (il vittimismo è sempre stato un ingrediente della sua propaganda) e promette che risolverà tutto, ma telefonicamente. Insomma, insiste nel corroborare la su figura barbina. Il presidente del Copasir Adolfo Urso intanto lo impallina (“Salvini conosce bene le regole che sovrintendono alla sicurezza della Repubblica. Confido che ne abbia tenuto conto”) e viene il dubbio che sarebbe meglio per tutti che Salvini giocasse davvero a burraco, per tutti gli anni a venire.