Ho visto la Meloni fare tutto il contrario di quello che prometteva. Finora mi ero, diciamo, rassegnata. Però l’aumento delle accise sul diesel mi ha fatto saltare il coperchio della pazienza. Un vero abominio.
Myriam Dei
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Gentile lettrice, sì, in questa ultima capriola della premier tascabile – lo dico non per la statura ma per la scarsa dignità – c’è qualcosa che irrita al di là dell’effettiva spesa che la misura comporterà per noi consumatori, che dovremo pagare di più il carburante, ma anche subire rincari nel prezzo dei prodotti, specie quelli alimentari già saliti ben al di sopra del tasso di inflazione. La mossa sulle accise si presterà benissimo anche ad aumenti ingiustificati: succederà in piccolo, penso, qualcosa di simile a quanto accadde con il passaggio dalla lira all’euro, quando il prezzo di una pizza passò da 7.000 lire a 7 euro (14.000 lire). Abbiamo superato anche quella, perché la proverbiale propensione al risparmio degli italiani aveva creato nelle famiglie delle riserve capaci di attutire il colpo. Ma oggi non è più così. Il potere d’acquisto reale di stipendi e pensioni in un anno è calato di uno spaventoso 6,4% (secondo altre stime, –8,2%) e le famiglie oggi intaccano i risparmi per sostenere la quotidianità. Quanto può durare? Vorrei infine notare un aspetto comico (per non piangere). Giorgetti che dice: “Sì, aumenteremo le accise sul diesel, ma progressivamente”, mi ricorda quel film in cui un giovane (Raf Vallone) mette incinta la sua ragazza (Sofia Loren) e quando il padre di lei, furioso, va a cantargliene due, lui si difende dicendo: “Sì, è incinta, ma poco, poco”.