La rottura del cavo traente da sola non basta a spiegare l’incidente della funivia Mottarone. Perché il sistema del cavo portante e di quello traente è costruito in modo da salvare le vite anche se la fune si spezza. Ma la tragedia che ha portato via 14 persone è stata causata dal fatto che il freno d’emergenza non è entrato in funzione. E il motivo potrebbe essere uno: il cosiddetto “forchettone” che si usa per bloccarlo quando la cabina è ferma è rimasto per errore sul sistema frenante.
Incidente funivia Mottarone: il forchettone ha bloccato il freno d’emergenza?
Il Corriere della Sera spiega oggi che questa è una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti. Gli esperti e chi conosce l’impianto ne hanno anche altre. Quella più banale tira in ballo le pastiglie dei freni consumate. E poi c’è il forchettone. Si tratta di un elemento in ferro che tiene sempre aperte le ganasce del freno, impedendone l’attivazione in caso di necessità. “Il forchettone si usa normalmente quando le cabine sono vuote e viene fatto un giro di prova senza vetturino per vedere se tutto funziona bene”, spiega oggi Andrea Pasqualetto.
“In questo modo il gestore evita perdite di tempo nel caso in cui scatti il freno bloccando la cabina in mezzo al percorso, costringendo un operatore ad andare sul posto per disattivarlo. Succede per esempio quando salta la corrente o si verifica un guasto del sistema idraulico. Se c’è il forchettone, la vettura scende ugualmente. Se non c’è bisogna andarla a sbloccare ed è una complicazione. Tutto ciò a cabine vuote”.
Mentre con la gente a bordo il blocco dev’essere tolto, in modo che il freno sia in grado di funzionare all’occorrenza. Se poi l’occorrenza è un evento eccezionale come la rottura del cavo traente, la presenza di quel pezzo di ferro che è il forchettone può avere effetti devastanti.
Funivia Stresa-Mottarone: il difetto di resistenza della fune traente
Quanto alla rottura della fune traente, gli esperti tirano in ballo il cosiddetto difetto di resistenza. E c’è chi ne parla anche nei forum dedicati alle funivie. Accade quando all’interno del cavo c’è un processo di corrosione o può essere causato da morsetti di ancoraggio al carrello della cabina. Può succedere che la fune si rompa per eccesso di sforzo o sollecitazione. “Per esempio: se si blocca la ruota a valle, quella a monte continua a tirare la fune traente ed è come quando in laboratorio facciamo le prove di trazione per capire quale sia il punto di rottura”, spiega ancora il Corriere.
Nelle prossime ore, non appena il quadro delle società e degli enti coinvolti nella gestione e manutenzione dell’impianto sarà preciso, si procederà alle iscrizioni nel registro degli indagati. Un atto dovuto come primo passo di una inchiesta tecnica, necessario per poi procedere con una consulenza che avverrà con la forma dell’accertamento irripetibile. L’incarico verrà affidato “a esperti in trasporti a fune, ingegneri altamente specializzati – spiega il procuratore Bossi – del Politecnico di Torino”. Accertamento a cui anche gli esperti nominati dagli indagati potranno partecipare.
L’ipotesi di un errore umano
Al momento gli inquirenti e i carabinieri, impegnati fino alle 5 di questa mattina per raccogliere le prove nell’area dov’è avvenuto il distacco della cabina della funivia, oltre ad aver sentito una serie di testimoni, stanno ricostruendo società, competenze e ruoli: ci sono Ferrovie del Mottarone srl per la gestione, la Leitner di Vipiteno per la manutenzione, una società di Gallarate incaricata della revisione annuale con tanto di legali rappresentanti e, per lo meno, i responsabili della sicurezza. Un nodo da sciogliere è chi sia l’attuale proprietario della funivia. “Era della Regione Piemonte – ha precisato il magistrato – e ora dovrebbe essere il Comune di Stresa, ma non si sa se è avvenuto il passaggio di proprietà”.
Potrebbe dunque essere questione di ore il passaggio dell’inchiesta da ignoti a noti. “Sarà una indagine tecnica e documentale e non sarà lampo – ha proseguito – preferiamo muoverci con cautela”. L’ultima revisione dei cavi è del novembre 2020 e il 3 maggio scorso, come ha affermato in una nota la Leitner, che ha effettuato “manutenzione e controllo delle centraline idrauliche di frenatura dei veicoli”; non sarà dunque facile capire perché la fune d’acciaio trainante si è spezzata e il freno a ganasce non si è attivato.
L’indagine e il video della tragedia
Per questo gli inquirenti esamineranno i documenti sequestrati presso la società Ferrovie Mottarone, compresi i report relativi alla revisione. Che per legge vanno trasmessi a un ufficio periferico del Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture. Analizzeranno anche i filmanti delle telecamere di sorveglianza, sequestrate anch’esse con l’intero impianto, che riprendono arrivo e partenza della teleferica. Non solo quelli della giornata di ieri, ma anche quelli precedenti, per capire se emergano eventuali anomalie.
Intanto Leitner ha fatto sapere di essere a disposizione della magistratura, precisando che “i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento d’esercizio e dal manuale di uso e manutenzione sono in carico al gestore”. E nell’elenco dell’attività svolta negli ultimi mesi “secondo le prescrizioni della normativa vigente, sulla base del contratto di manutenzione sottoscritto con la società di gestione Ferrovie del Mottarone”, c’è anche quello di tre settimane fa sulle centraline idrauliche di frenatura di quella cabina che è schiantata al suolo le cui lamiere sono il simbolo di questa tragedia.