Andrea Casu, classe 1982, è alla sua seconda legislatura alla Camera dei deputati in quota Partito Democratico. La sua è una storia di attivismo territoriale e incarichi amministrativi, figura anche tra i fondatori dei Giovani Democratici e oggi si occupa nello specifico, in qualità di vicepresidente della IX commissione, anche di Trasporti, Poste e Telecomunicazioni.
Onorevole Casu, lo scorso 6 marzo la Camera ha approvato il Ddl Spazio che ora è passato al Senato. Tutti i partiti all’opposizione hanno votato contro. Cosa c’è che non va nella regolamentazione dell’accesso degli operatori privati al mercato spaziale?
“Quello che non va è che in una democrazia prima si votano le leggi e poi si scelgono i soggetti a cui destinare le risorse pubbliche e non viceversa. Questo Governo non offre risposte per sanità, lavoro e trasporti ma per la chiamata di Musk si è messo immediatamente sull’attenti. Una legge sullo spazio serve, ma va scritta nel nostro interesse nazionale non nel suo. Per questo abbiamo portato nel dibattito la voce di startup e imprese italiane del settore e per la riserva di capacità trasmissiva abbiamo solo chiesto garanzie e paletti certi, non certo dazi contro Space X o editti anti Musk. Purtroppo, dopo l’intervento a gamba tesa del signor Stroppa, che ha minacciato via X FdI di non farsi più sentire per convegni e altro (che cos’è altro?), tutto si è fermato in Aula.
L’articolo 25 è stato particolarmente contestato dalle opposizioni. Lei che lo ha seguito sin dall’inizio ci spiega bene perché e che rischi comporta?
“L’articolo 25 apre la strada a Starlink come sistema di backup italiano e a dirlo non è solo il Pd, insieme a tutte le forze di opposizione, ma lo stesso Musk che lo ha ammesso candidamente sul social di sua proprietà, rilanciando un tweet già lo scorso settembre. Allora la notizia è passata perfino al Tg3 ma al Governo tutti hanno fatto finta di non accorgersene e sono andati dritti come se non si trattasse di legge ad personam, rivendicata come tale dallo stesso destinatario. Visto che la questione di come garantire la connettività in caso di emergenza è seria e noi facciamo opposizione nell’interesse del Paese e non per o contro qualcuno, abbiamo chiesto di correggere il testo per favorire la partecipazione di soggetti pubblici con priorità per quelli italiani ed europei e solo in caso di comprovata impossibilità appartenenti alla Nato e per garantire massima sicurezza e adeguato ritorno industriale per il sistema paese. Proposte accolte solo in parte, evidentemente per non fare saltare il banco”.
Elon Musk è arrivato a chiedere di nuovo la pace in Ucraina ed ha ammonito che senza il suo sistema satellitare Starlink la difesa ucraina crollerebbe subito. Come valuta queste parole?
“Ma come fa Giorgia Meloni a voler ancora affidare a Musk le chiavi della nostra sicurezza sapendo che domani potrebbe subire lo stesso trattamento di Zelensky? Ma come fa Tajani a non capire che il prossimo “taci ometto” rivolto al ministro degli Esteri polacco potrebbe essere per lui? E Crosetto a chiedere all’Italia di pagare profumatamente servizi offerti dall’uomo che invita gli Usa ad uscire dalla Nato per non spendere più per noi? Per non dire di tutte le belle parole di Urso che però non hanno trovato posto nella sua legge. Ma possibile che ormai nel Governo italiano non sia rimasto più nessuno con la schiena dritta e tutti quelli che un tempo si definivano patrioti si stiano piegando a un concetto rovesciato di sovranità digitale mettendo l’Italia al servizio del nuovo sovrano satellitare. Evidentemente “la lente dell’interesse nazionale” che la presidente del Consiglio rivendica di usare per valutare tutte le scelte deve essere rotta, o peggio deve essere un nuovo modello X, fornitole direttamente da Elon Musk”.
Per la sicurezza del nostro Paese, quale sarebbe oggi l’alternativa a Starlink? Eppure, IRIS2 – il programma che mira a far sì che l’Unione europea disponga di una propria costellazione di satelliti – sembra essere ancora molto indietro.
“Iris 2 è il progetto europeo per creare un’infrastruttura satellitare resiliente, interconnessa e sicura, su cui l’Ue sta investendo oltre 10 miliardi di euro: l’obiettivo è dotarsi, presto, di una rete autonoma in grado di fare lo stesso lavoro di Starlink. È vero, siamo in ritardo ma questo deve spingerci ad andare più veloce non a rassegnarci e consegnarci. Ma come facciamo allo stesso tempo a chiedere più peso per l’Italia nelle strategie europee e poi scegliere di dirottare miliardi oltre oceano per affidarci mani e piedi a un soggetto privato che sta diventando monopolista proprio dove l’Europa deve recuperare terreno? Dovremmo piuttosto colmare il divario che ci separa da Francia e Germania negli investimenti ESA. Giorgia Meloni sta sbagliando direzione, soprattutto alla luce della nuova era geopolitica in cui stiamo entrando. Se nel breve periodo servono accordi con Space X dobbiamo farli nell’interesse del nostro rafforzamento strategico non per vincolarci a un’eterna dipendenza. Ha ragione la segretaria Elly Schlein, senza una rete satellitare europea efficiente e competitiva la difesa europea non potrà mai esistere”.
Musk vuole incontrare Mattarella, ma il capo dello Stato non può intervenire sulla trattativa. Dunque nessun incontro. Salvini dichiara che sarebbe stato interessante, mentre dal suo partito sostengono che il contratto potrebbe essere merce di scambio per i dazi americani. Cosa pensa di tutto ciò?
“Oggi più che mai il presidente della Repubblica va ascoltato e rispettato per il ruolo fondamentale che ricopre e nessun parlamentare, nemmeno il vicepresidente del Consiglio, dovrebbe permettersi di chiamarlo in causa in una discussione tutta politica che al momento riguarda il Parlamento. Pensiamo piuttosto a quello che dobbiamo fare noi, in vista del passaggio al Senato: visto che ormai il re è nudo cosa intende fare la maggioranza? Tira dritto per piegarsi fino in fondo o alza la testa? Salvini invece del promoter italiano di Starlink dovrebbe fare il ministro e spiegare agli italiani perché non si sta occupando della crisi dei trasporti, perché dopo aver annunciato a mezzo stampa oltre due mesi e mezzo fa il rinnovo dei contratti di oltre 110 mila autoferrotranvieri non ha ancora trovato nemmeno un centesimo per onorare l’impegno sottoscritto ufficialmente con sindacati e imprese? Evidentemente il peggior ministro dei Trasporti di sempre è troppo impegnato a cercare soldi pubblici per accattivarsi la simpatia di Musk per occuparsi anche dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori ogni giorno in prima linea per garantire il diritto alla mobilità”.
Veniamo ad Andrea Stroppa, al quale sono stati attribuiti “metodi mafiosi” dopo il botta e risposta con il giornalista Fabrizio Roncone. Cos’ha che non va questo trentenne i cui talenti vengono riconosciuti oltreoceano, tanto da farne il braccio destro di Musk in Italia, ma non nel nostro Paese?
“Un attacco disgustoso, ho espresso subito piena solidarietà al Corriere e ai giornalisti coinvolti. È inaccettabile che il confronto pubblico degeneri in attacchi personali anziché basarsi sul merito delle questioni. Se il Governo non avesse già dimostrato di farsi dare la linea da questa persona via social le sue continue uscite non sarebbero nemmeno un problema di cui dovremmo occuparci, ma visto che abbiamo toccato con mano il peso che la maggioranza gli attribuisce dobbiamo continuare a vigilare su tutti questi segnali inquietanti. Dopo giorni di assordante silenzio il viceministro Cirielli ha avuto un sussulto d’orgoglio definendolo “un personaggio in cerca d’autore”. Adesso spetta a Giorgia Meloni dimostrare con il voto al Senato se davvero si sono stancati di farsi ricattare e comandare via social da lui oppure se alla fine dei giochi quello che a parole definiscono “un signor nessuno” sarà riuscito nei fatti a rendere ricattabile via satellite il futuro dell’intero paese”.