Resta in piedi il falso in atto pubblico, cade invece la turbativa d’asta. A sorpresa la Procura Generale di Milano ha fatto una parziale retromarcia sul sindaco Giuseppe Sala indagato per il maxiappalto da 272 milioni della Piastra di Expo. I giudici, infatti, vogliono processare l’ex commissario dell’Esposizione generale solo per falso ideologico e materiale per una presunta retrodatazione della nomina di due membri delle commissioni di gara. Cade invece l’ipotesi di turbativa d’asta per l’appalto del verde, la fornitura di seimila alberi per il sito espositivo, che venne scorporato da quello principale.
Bando su misura – Il 23 giugno Sala, indagato in qualità di ex numero uno dell’Esposizione Universale, aveva ricevuto dal sostituto pg di Milano Felice Isnardi l’avviso di conclusione delle indagini con al centro l’appalto della Piastra dei Servizi di Expo, il più importante dal punto di vista economico dell’evento. Oltre all’accusa di falso materiale e ideologico su due atti relativi alla commissione giudicatrice della gara, nell’atto di conclusione indagini gli era stata contestata anche una presunta turbativa d’asta. Secondo l’accusa, infatti, il sindaco di Milano avrebbe turbato la gara per confezionare un bando su misura per l’Associazione florovivaisti, anche su pressione di esponenti politici della regione, per la fornitura di alberi per l’evento. L’ex ad di Expo nel 2012 “autorizzò in via informale lo stralcio dell’appalto Piastra dalla parte relativa alla fornitura” del verde, nonostante il parere contrario del responsabile unico del procedimento, Carlo Chiesa, “del responsabile dell’Ufficio Gare e Contratti di Ilspa” Pierpaolo Perez e del legale di Ilspa”.
Ritardo accumulato – Ma la Procura generale dopo la memoria difensiva, ha deciso di stralciare la posizione di Sala dall’accusa di turbativa, lasciando solo quella di falso. Secondo i pm, il primo cittadino avrebbe retrodatato nel maggio 2012 due verbali della commissione aggiudicante della gara sul maxi appalto con l’intento di evitare di dover annullare la procedura fin lì svolta” anche per il ritardo che si era già accumulato sui cronoprogrammi dell’evento. Quando si seppe dell’iscrizione nel registro degli indagati, il sindaco si era autosospeso dal suo incarico in Comune salvo poi rientrare a Palazzo Marino dopo alcuni giorni.