Il governo ha usato i risultati delle elezioni europee come arma di distrazione di massa per varare in gran segreto una norma che mette al riparo la Fondazione Milano Cortina dalle indagini della magistratura, come quella della Procura di Milano per ipotesi di turbativa d’asta e corruzione esplosa tre settimane fa, con tre indagati, tra cui l’ex ad Vincenzo Novari.
L’esecutivo ha infatti inserito la norma in un decreto legge “relativo a disposizioni urgenti per la ricostruzione post-calamità, per interventi di protezione civile e per lo svolgimento di grandi eventi internazionali”, approvato lunedì pomeriggio dal Consiglio dei ministri su sua proposta e dei ministri per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, dell’Interno, Matteo Piantedosi, e della Difesa, Guido Crosetto.
La Fondazione Milano-Cortina da ieri è un ente di diritto privato
L’articolo 11 del decreto legge chiarisce “che le attività svolte dalla Fondazione ‘Milano Cortina 2026’ non sono disciplinate da norme di diritto pubblico e che la Fondazione non riveste la qualifica di organismo di diritto pubblico. La Fondazione ‘Milano Cortina 2026’, inoltre, opera sul mercato in condizioni di concorrenza e secondo criteri imprenditoriali”, si legge nella nota del Cdm, nella quale viene spiegato che “la Fondazione è stata istituita per adempiere a obblighi di natura privatistica, come già prevede l’articolo 2 comma 2 del DL 216/2020. La disposizione odierna offre quindi certezza rispetto al quadro giuridico che ne regola le attività, offrendo i chiarimenti necessari per le complesse e urgenti attività di gestione, organizzazione, promozione. e comunicazione degli eventi sportivi relativi ai Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026, così scongiurando il pericolo di ritardi che comprometterebbero la realizzazione dell’evento”.
Inchieste impossibili
Adesso, data la natura privatistica della Fondazione e non più pubblica, sarà più difficile, se non impossibile, fare luce su quel contesto di opacità che i finanzieri descrissero all’indomani delle perquisizioni nella vecchia e nella nuova sede dell’organismo. Il “porto” della Fondazione rimarrà avvolto dalle nebbie che nessun magistrato potrà più fendere.
L’inchiesta della procura di Milano (che non aveva toccato gli attuali vertici della Fondazione) aveva ad oggetto le procedure adottate per la scelta dei fornitori e degli sponsor tecnologici nonché per l’assunzione di dipendenti della Fondazione. Pesanti i reati ipotizzati nell’inchiesta: corruzione e turbativa d’asta, “sull’aggiudicazione dell’ecosistema digitale e della sicurezza delle infrastrutture informatiche della Fondazione Milano Cortina 2026”.
Tre gli indagati: l’ex ad della Fondazione, Vincenzo Novari; Massimiliano Zuco, ex dirigente della stessa Fondazione e Luca Tomassini, legale rappresentante di Vetrya, società di Orvieto (poi divenuta Quibyt), che dalla Fondazione aveva avuto tre affidamenti.
Le assunzioni dei parenti dei vip
Ma la Procura indagava anche sulle assunzioni di parenti e amici di personaggi della politica (tutti non indagati), come il secondogenito di Ignazio La Russa, la segretaria del presidente del Senato, Lorenzo Cochis, la nipote di Mario Draghi, Livia, la figliastra di Fiorello…
“E’ un colpo di spugna del governo”
“Varare norme per aggirare le inchieste è una pratica inquinante che Palazzo Chigi non esita ad adottare per aggirare eventuale grane giudiziarie: nei fatti è stato fornito uno scudo penale mascherato” è il commento di Luana Zanella, capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra. “In questo modo le inchieste in corso da parte della Procura di Milano non avrebbero più conseguenze, non essendo più soggetta la Fondazione al diritto pubblico, a cominciare dalle norme del Codice unico dei contratti. Ma questo è gravissimo, è una ‘furbata’ che non ha gambe lunghe”, ha detto ancora Zanella.