Non che le avvisaglie non ci fossero già state. Ma forse da venerdì è definitivamente appurato che il “processo” sul caso Consip, quello che ha coinvolto mezzo Giglio Magico, si sta già svolgendo sui giornali. Del resto la giornata è stata contraddistinta da due scoop giornalistici la cui concomitanza non può non far riflettere. Due giorni fa e poi anche ieri La Verità, in un articolo a firma di Giacomo Amadori, ha rivelato un blitz della Guardia di Finanza in alcune aziende riconducibili alla famiglia Renzi. In particolare sarebbero state ispezionate per ore le società Eventi 6 e Marmodiv nell’ambito di un’indagine in corso su una cooperativa che si chiama Delivery service. Gli investigatori, ha scritto il quotidiano, starebbero indagando sul fallimento della Delivery. E le perquisizioni nelle aziende della famiglia Renzi sarebbero finalizzate a scoprire eventuali collegamenti con la coop fallita.
Rivelazioni – Ora, è appena il caso di far presente che La Verità, fondata un anno fa da Maurizio Belpietro, si è subito contraddistinta per un forte piglio anti-renziano, trovandosi spesso e volentieri su posizioni assai simili a quelle del Fatto Quotidiano, la testata diretta da Marco Travaglio autrice degli scoop sull’iscrizione nel registro degli indagati del Comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette, e del ministro dello sport, nonché renziano di ferro, Luca Lotti. Poco dopo l’uscita del pezzo di Amadori, però, sui siti dell’Espresso e della Repubblica, testate del gruppo De Benedetti, è apparso un articolo di Emiliano Fittipaldi che offriva ai lettori un altro scoop. Il giornalista ha infatti rilevato che davanti ai magistrati l’ex amministratore delegato della Consip, Luigi Marroni, avrebbe di fatto scagionato Tiziano Renzi, indagato per traffico di influenze, sostenendo che l’intermediario Carlo Russo non gli avrebbe mai sponsorizzato la società dell’imprenditore Alfredo Romeo, su cui si erano subito concentrate le indagini della procura di Napoli. Romeo aveva interesse ad aggiudicarsi lotti specifici del maxibando da 2,7 miliardi di euro sul facility management. E la pista sin qui seguita dagli inquirenti aveva ipotizzato che babbo Renzi, proprio tramire Russo, avrebbe cercato di fare pressioni su Marroni per venire incontro ai desiderata di Romeo. L’ex manager pubblico, ha scritto Fittipaldi, avrebbe invece sostenuto che Russo si era attivato nella vicenda dell’appalto per sostenere le istanze di un’altra società pretendente, la Cofely.
Il dettaglio – Quest’ultima, controllata dai francesi di Engie, sarebbe stata sponsorizzata soprattutto dal deputato di Ala Ignazio Abrignani e dal leader del partito, Denis Verdini. Insomma, Verdini avrebbe in qualche modo sostituito Renzi senior in una filiare che non tendeva a spingere Romeo ma i francesi di Cofely. Anche qui è appena il caso di notare che, a parte qualche critica, il gruppo Espresso ha sempre assunto posizioni piuttosto compatte nella difesa di Renzi e del suo Giglio Magico. Ma tanto basta a dare l’impressione che l’inchiesta sul caso Consip si sia già definitivamente trasformata in un processo sui giornali. Schierati a difendere i pm che indagano contro il Giglio magico o a difendere i suoi stessi componenti.