Inchiesta bis sulle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, la Procura chiede 29 misure cautelari ma il gip le rigetta tutte

Inchiesta bis sulle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, la Procura chiede 29 misure cautelari ma il gip le rigetta tutte.

Inchiesta bis sulle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, la Procura chiede 29 misure cautelari ma il gip le rigetta tutte

Sembrava finita in un cassetto e, invece, torna a irrompere nella cronaca giudiziaria l’inchiesta bis sulle violenze commesse durante il lockdown del 2020 dai poliziotti penitenziari ai danni dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Fatti per i quali, in questo spinoff dell’indagine principale, la Procura ha chiesto misure cautelari – tra domiciliari e divieti di dimora – per 29 agenti, di cui 15 in servizio a Secondigliano, 13 al carcere di Santa Maria Capua Vetere e uno ad Avellino.

Tuttavia, tutte le richieste sono state rigettate dal gip. Decisione che è stata impugnata dagli inquirenti, che hanno subito presentato ricorso al tribunale del Riesame di Napoli, il quale si esprimerà il prossimo 26 settembre per decidere se applicare o meno le misure cautelari.

Stando a quanto trapela, in questa seconda tranche dell’indagine ci sarebbero anche altri indagati per i quali, però, non è stata richiesta alcuna misura cautelare.

Inchiesta bis sulle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, la Procura chiede 29 misure cautelari ma il gip le rigetta tutte

Come scrive nell’ordinanza il giudice per le indagini preliminari, le richieste della Procura devono essere rigettate in quanto “non si tratta di delinquenti, ma di appartenenti alle forze dell’ordine che in un’evenienza tanto brutale quanto eccezionale hanno commesso e concorso a commettere i drammatici fatti per cui si procede”. Entrando nel merito dei pestaggi avvenuti nell’istituto penale casertano il 6 aprile del 2020, il gip aggiunge che “si tratta di soggetti che hanno agito sotto comando, e i cui comandanti sono già stati colpiti da misure cautelari, per cui si ritiene improbabile che, in assenza di disposizioni volte nuovamente a commettere fatti analoghi ai danni di detenuti, possano reiterare le medesime o analoghe condotte”.

“Tra l’altro, a conferma di ciò, negli ultimi quattro anni non sono state mai denunciate condotte analoghe”, conclude il giudice. Insomma, non essendoci il rischio di reiterare simili atti, cosa provata proprio dall’assenza in passato di azioni simili a carico degli indagati, ed essendo passati oltre quattro anni dai fatti, aspetto questo che rende pressoché nullo il pericolo di inquinamento probatorio, per il gip le richieste cautelari sono “insussistenti” e quindi sono state respinte.

“Abbiamo sempre creduto nella giustizia, tuttavia i provvedimenti chiesti (dalla Procura, ndr) appaiono incomprensibili, considerato che sono passati quattro anni e mezzo dall’evento in questione e la polizia penitenziaria destinataria dei provvedimenti in questo tempo ha lavorato con professionalità e zelo per l’assolvimento dei propri compiti istituzionali”, è il commento riferito all’ANSA dal presidente dell’Uspp, Giuseppe Moretti, e dal segretario regionale, Ciro Auricchio.

Le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nell’inchiesta bis

Quel che è certo è che questo spinoff, che potrebbe presentare novità nei prossimi mesi, segue l’indagine principale per la quale la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha già avuto il via libera al maxi processo – in corso nell’aula bunker annessa allo stesso penitenziario – in cui risultano imputate 105 persone tra agenti, funzionari del Dap e medici dell’Asl.

Come noto, il 6 aprile di quattro anni fa, in pieno lockdown, dopo giorni di proteste violente da parte dei detenuti, preoccupati per la pandemia e le conseguenze che la stessa stava recando alla loro vita, c’era stata la dura reazione degli agenti. Un pestaggio, immortalato in alcuni video finiti agli atti dell’inchiesta, a cui presero parte circa 280 agenti, molti dei quali con caschi in testa e manganelli in mano. Proprio la presenza dei caschi durante l’azione ha reso impossibile accertare l’identità della maggioranza degli agenti intervenuti.