Risparmiare sulla manutenzione per far felice la famiglia Benetton e i soci di Autostrade per l’Italia. C’è anche questo nelle intercettazioni allegate all’ordinanza con cui sono state emesse le sei misure cautelari tra cui quella a carico dell’ex ad di Aspi, Giovanni Castellucci (leggi l’articolo). La circostanza choc emerge dall’intercettazione del 2 febbraio del 2020 tra il professore emerito della Bocconi, Giorgio Brunetti, e il presidente di Edizione, la holding dei Benetton, Gianni Mion. Nell’intercettazione, finita nel fascicolo d’indagine, il manager afferma: “ti ricordi poi, poi Castellucci… allora diceva: facciamo noi. E Gilberto (Benetton, l’imprenditore scomparso il 22 ottobre del 2018 nella foto con Castellucci ndr) eccitato perché lui guadagnava e suo fratello (Luciano che recentemente ha preso le redini del ramo abbigliamento) di più…”.
Il professore è stupito: “ma veramente, allora tu eri consapevole mi ricordo fin dall’inizio…”. La discussione prosegue con i due che discutono di quanto sia difficile gestire la società con le relative responsabilità con Brunetti che taglia corto: “Quando hanno acquisito quella roba era una roba che loro non potevano neanche governare come concetto, non gestire ma governare, non avevano il fisico del governo giusto?”. Il manager conferma e così il professore spiega che è “pacifico che bisognava arrivare.. dicevi sempre.. un discorso di minoranza e di liquidabilità della quota. Lo so, è ben chiaro sto discorso qua, ben chiaro e non è mai stato recepito…”.
E Mion insiste: “No ma perché, non ho trovato Gilberto… no no guarda la responsabilità…”. Il professore sembra cercare una spiegazione e afferma: “Si erano innamorati di sta roba senza sapere… I rischi che c’erano in sta roba… questo era il problema …”. E Mion risponde: “Sì ma però poi il vero grande problema è che le manutenzioni le abbiamo fatte in calare, più passava il tempo meno facevamo … cosi distribuiamo più utili … e Gilberto e tutta la famiglia erano contenti …”. Che la scarsa manutenzione della rete autostradale fosse nota ai manager di Aspi, appare chiaro anche dalla registrazione della riunione del 7 marzo 2017 nell’ufficio romano di Michele Donferri Mitelli.
Quel che sorprende, annotano i carabinieri, è che nell’incontro “emerge la forte preoccupazione che quanto accaduto sui viadotti Rio Rezza e Rio Castagna (in cui si verificò l’abbattimento di alcune barriere, ndr) possa ripetersi in altri tratti autostradali”. Qui Donferri afferma: “Si, quindi questo io devo capì che cazzo avete fatto a me penne e carta non mi serve, è una azione da ribaltare a qualcuno?”. Uno dei partecipanti spiega: “C’è la relazione di quello che si può fare per la verifica su larga scala in Liguria con logicamente…”. Donferri lo stoppa: “Ma che cazzo vuol dire quello, io sto dicendo ci sono pericoli imminenti, c’è un’effetto domino in ragione di un comportamento sufficientemente non esplorato”.
In un’altra riunione tra Donferri, l’ex direttore centrale operativo di Aspi Paolo Berti e Lucio Ferretti Torricelli, quest’ultimo indagato in uno dei filoni di inchiesta sul crollo del Ponte Morandi, viene affrontato il nodo della manutenzione delle barriere con Ferretti che afferma: “È incollato col Vinavil non è questione di quanto è… è incollato col Vinavil… perdonami”. Berti è sorpreso “cazzo ma se è incollato ma è lungo venti metri cazzo…” mentre Donferri predica calma. Ma Ferretti, però, insiste “c’è una norma sulle barriere foniche… la Interlagos (il modello incriminato, ndr) non risponde” ma Donferri lo zittisce: “hai parlato troppo”.