Non esistono mediazioni possibili, non ci sono giustificazioni, nemmeno attenuanti. Le bare allineate a Crotone, a sentire le voci del governo, sarebbero colpa degli scafisti, colpa dei buonisti, colpa dell’Europa, colpa dei governi precedenti, colpa di qualsiasi altro tranne loro. Così l’unico che se ne assume la responsabilità è il presidente Sergio Mattarella. Quei morti hanno dei colpevoli: i ministri Matteo Salvini e Matteo Piantedosi.
Non ci sono giustificazioni, nemmeno attenuanti. I morti di Crotone hanno dei colpevoli: i ministri Matteo Salvini e Matteo Piantedosi
Non si tratta di colpe giudiziarie – a quelle ci penserà la magistratura – ma sono delle precise responsabilità politiche, sotto gli occhi di tutti. Basta avere voglia di metterle in file e avere voglia di raccontarle, fregandosene delle loro minacce, unica reazione di fronte ai morti.
Partiamo da lontano. Matteo Salvini è la miccia che in questo Paese ha costruito una criminale narrazione dell’immigrazione dove i fuggitivi sono muscolosi vacanzieri con la smania di delinquere e dove l’imperativo è difendersi dall’approdo di disperati – donne e bambini – che arrivano cotti dal sole e dal sale. È una responsabilità precisa: anestetizzare il dovere di accoglienza e di soccorso è il primo passo per sdoganare il razzismo.
Altri hanno collaborato al disegno appena si sono accorti che elettoralmente funzionava. Fa niente che sia l’architrave della propaganda dei peggiori Paesi del mondo. Così si è potuti passare allo stadio successivo: far diventare il salvataggio una colpa. Le Ong sono diventate prima “taxi del mare” e poi “fiancheggiatrici degli scafisti”. Anche per questo il lacerante dubbio che non ci si sia adoperati per salvare persone che potevano essere salvate riesce a essere comunque tenue.
Il ministro Piantedosi ha fatto il resto. Il suo decreto che ostacola il salvataggio in mare è stato salutato come una vittoria politica perché la direzione ormai era segnata dal segretario della Lega. È un’involuzione umanitaria che ritiene accettabile aumentare i costi del salvataggio di vite umane e che, anzi, chiede da anni di inventarsi un reato che non può esistere in nessun Paese: il favoreggiamento di soccorso.
Arriviamo a questi giorni. Confondere il piano umanitario con il piano politico è un trucco da pacchisti. Mentre ancora si recuperavano i corpi il ministro Piantedosi ha impugnato il microfono per rivittimizzare le vittime: colpa loro che si sono imbarcate. Le dimissioni avrebbero dovuto essere firmate un secondo dopo. Immaginate un ministro che dia la colpa dei troppi funerali alle troppe nascite o che accusi gli anziani di uscire troppo di casa e essere troppo anziani e quindi agevolare gli scippi.
Non è solo questione di disumanità – che questo governo indossa come medaglia -, è proprio una stupidità insopportabile. Sui fatti il ministro Piantedosi ha dato almeno 3 versioni differenti: “non ci hanno avvisato”, “sì ci hanno avvisato ma non c’era una richiesta di aiuto” fino al “mi assumo io la responsabilità di eventuali debolezze”.
Il ministro Salvini finge di essere laterale a questa vicenda ma da ex ministro sa bene come funzioni la catena di comando per le operazioni di soccorso e da ministro dei Trasporti è il referente politico del principale accusato: la Guardia costiera. “Non toccate la Guardia costiera!”, urlacciano Salvini e Piantedosi. Non lo fa nessuno, i responsabili sono loro. La Guardia costiera esegue le disposizioni che riceve dalla politica. Le disposizioni, per dolo o per colpa, sono di Piantedosi e Salvini.
Salvare le persone in pericolo non è un compito politico, rientra nei prerequisiti umani che si richiedono a qualsiasi professione. Quel prerequisito l’hanno fallito. La decisione di trasformare le operazioni di salvataggio in operazioni politiche da maneggiare in base alle convenienze elettorali del momento è firmata da Salvini quando era ministro dell’Interno e timbrata da Piantedosi nel suo ufficio di Gabinetto. Non c’è nemmeno bisogno delle impronte digitali. Il carico residuale sono loro.
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