In Umbria il campo largo si ritrova unito alle elezioni regionali. Stefania Proietti, lei rivendica di essere una candidata civica sostenuta da tutti i partiti della coalizione: teme, però, che le divisioni – soprattutto nazionali – che hanno preceduto il voto possano pesare sull’esito delle elezioni?
“Non ho questi problemi perché è da 8 anni come sindaca di Assisi e da 3 come presidente della Provincia di Perugia che tengo in piedi la coalizione che mi sostiene anche per la Regione Umbria, senza aver avuto problemi politici. La nostra è un’alleanza di sette liste, di cui quattro civiche e le altre tre fanno capo a Pd, Movimento Cinque Stelle e Avs e che, pur con le peculiarità di ciascuna componente, ha messo insieme le migliori energie al servizio di un nuovo progetto per l’Umbria che vuole rimettere al centro le persone, ascoltarne i bisogni e risolvere i problemi della nostra regione. Ciò che avviene a livello nazionale tra i partiti è marginale, noi guardiamo ai problemi della gente e alle soluzioni”.
Che messaggio manda l’Umbria alla politica nazionale?
“Con una coalizione inclusiva, coesa sul programma e con le forze politiche che hanno chiesto a una candidata civica senza tessere di partito di proporsi alla guida della Regione, l’Umbria può diventare il laboratorio innovativo della buona politica. Parlando con la gente ci siamo resi conto di quanto sia profonda la distanza con la politica. Noi vogliamo tornare alla politica fatta dalle persone per le persone, pensando soprattutto ai più fragili, ai lavoratori, agli anziani, alle persone con disabilità, ai più piccoli, ai giovani. Vogliamo riportare l’Umbria nelle mani degli umbri”.
Da questo punto di vista è rimasta delusa dal fatto che i leader del centrosinistra non hanno chiuso la campagna elettorale tutti insieme sullo stesso palco come fatto dal centrodestra?
“Nessuna delusione. Semplicemente c’è un’altra campagna che termina lo stesso giorno ed è quella in Emilia Romagna, i leader nazionali non avrebbero potuto presenziare entrambe nello stesso momento. Per questo abbiamo scelto di essere insieme a Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni non in un normale comizio, ma davanti a un luogo simbolico come l’ospedale di Terni nel presidio a difesa della sanità pubblica perché siamo uniti nel voler risolvere i problemi reali e concreti della gente, in Umbria assolutamente quello della sanità pubblica smantellata in favore di quella privata”.
Potrebbe esserci anche in Umbria un effetto Liguria e il rischio che l’astensionismo favorisca la destra?
“La situazione in Liguria è stata diversa da quella umbra fin da subito. Qui la coalizione si è unita attorno al mio nome addirittura prima che accettassi di candidarmi a presidente della Regione. Quanto all’astensionismo, credo che penalizzerebbe tutti, i cittadini in primis. Bisogna riportare la consapevolezza che il voto regionale è importantissimo perché tocca da vicino la vita di ciascuno di noi, dai trasporti alla scuola, dallo sviluppo delle imprese alla formazione, e incide soprattutto nel sociale e nella sanità”.
La preoccupa l’ondata di vittorie elettorali della destra? Può essere l’Umbria la Regione da cui far ripartire il campo progressista a livello locale?
“Ogni Regione ha una storia a sé e ha una forte connotazione territoriale. Noi, come dicevo, proponiamo un progetto nuovo costituito da una robusta componente civica e vicino alle persone, quello che ho definito ‘un laboratorio della buona politica’ che spero possa essere da esempio anche al di fuori dei nostri confini”.
Per lei la priorità assoluta, in questa campagna elettorale, è stata la sanità: qual è la situazione in Umbria e cosa promette di fare sul tema?
“Negli ultimi cinque anni la gestione della sanità in Umbria ha subìto un drastico peggioramento a causa delle scelte scellerate di chi ha favorito la privatizzazione e mostrato totale disinteresse per la salute delle persone, considerata una merce. La sanità si può migliorare riportando una governance che rimetta in sesto il sistema dei presìdi sanitari e punti sulla sanità territoriale. Dopo la pandemia, l’Emilia Romagna ha insegnato che con la prossimizzazione della sanità si possono risolvere i problemi legati alle liste d’attesa, ai tempi lunghi di attesa nei pronto soccorso e alle situazioni che portano verso la sanità privata o a curarsi in altre regioni”.
Quali saranno le sue priorità e quale il primo atto che metterà in campo in caso di vittoria?
“Immediatamente la sanità, in primis il personale sanitario che vogliamo innanzitutto ascoltare, potenziare con nuove assunzioni, far lavorare in condizioni migliori e meglio retribuite. E poi ci sono i giovani, l’altra nostra priorità, da seguire e di cui prenderci cura. Dobbiamo riportare i nostri ragazzi a vivere e a lavorare in Umbria, dotandoli di servizi adeguati alle loro esigenze, dagli asili nido gratuiti al trasporto pubblico locale e alla legge sui giovani talenti”.