Una squadra di commissari europei a immagine e somiglianza della presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen. Mentre per quanto riguarda l’Italia un riconoscimento al gruppo dei Conservatori di Giorgia Meloni con una delle vicepresidenze esecutive affidate a Raffaele Fitto ma, allo stesso tempo, un ruolo minore per Roma, considerando che a Fitto non va una delega pesante come quella che si sono viste riconosciute Francia e Spagna.
A Roma una delega di serie B
Stéphane Séjourné sarà il vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale e responsabile del portafoglio Industria, Pmi e Mercato unico. Teresa Ribera sarà vicepresidente esecutiva per una transizione pulita, giusta e competitiva e anche responsabile della politica di concorrenza.
Sarà il Ppe il partito maggiormente rappresentato. Nella proposta dei membri designati presentata da von der Leyen i commissari dei Popolari sono 14 ad esclusione della stessa von der Leyen.
Cinque, invece, i liberali, che esprimeranno due vice presidenze esecutive. Anche ai socialisti spettano cinque commissari designati – con due vicepresidenze esecutive – sebbene il gruppo S&D non consideri Maros Sefcovic parte della sua famiglia visto che il partito slovacco Smer, guidato da Robert Fico e del quale Sefcovic fa parte, è sospeso da mesi.
A completare la squadra ci sono poi Fitto, dei Conservatori e Riformisti (Ecr) e Oliver Varhelyi, ungherese di Fidesz e quindi membro dei Patrioti.
Una commissione affidata a falchi e guerrafondai
Sei le vicepresidenze esecutive e andranno alla spagnola Ribera, alla finlandese Henna Virkkunen, al francese Séjourné, alla estone Kaja Kallas, alla romena Roxana Minzatu e all’italiano Fitto.
Una squadra che, Ursula dice, avrà come faro il rapporto sulla competitività di Mario Draghi, anche se l’impressione è che seguirà l’ex banchiere solo per i suoi suggerimenti ad investire maggiormente nelle spese per la difesa e sul nucleare.
Perché per quello che riguarda la raccomandazione draghiana a fare debito comune i tedeschi hanno già alzato un muro.
A fare le pulci alla nuova Commissione sono i Cinque Stelle che rilevano la riproposizione del messia dell’austerity Dombrovskis all’Economia, la nomina di un falco della linea bellicista contro la Russia come il lituano Kubilius alla Difesa, che va ad aggiungersi alla estone Kallas agli Esteri nota per le sue viscerali posizioni anti-russe. Per non parlare della conferma dell’olandese, ex consulente della compagnia petrolifera Shell, Hoekstra al clima.
La maggioranza variabile di Ursula che potrà pescare a destra e a sinistra
Ma di fatto Ursula inaugura una maggioranza variabile, mandando in soffitta quella politica che ha contribuito alla sua rielezione. E qui veniamo all’Italia. La decisione di affidare una vicepresidenza esecutiva al meloniano ha turbato liberali, verdi e socialisti.
“Deploro la scelta politica di von der Leyen nel dare la vicepresidenza esecutiva a Fitto. Da parte nostra ci sarà massima vigilanza”, ha detto Valérie Hayer, presidente del gruppo di Renew.
“Il ruolo di vicepresidente esecutivo ad un esponente di Ecr non corrisponde alle nostre richieste e ci crea problemi” ma “lavoreremo con responsabilità” in vista delle audizioni, ha spiegato la capogruppo dei Socialisti Ue Iratxe Garcia Perez.
“Il fatto che un candidato di un governo di estrema destra venga nominato vicepresidente della Commissione Ue resta una grande preoccupazione per il gruppo dei Verdi”, ha dichiarato la co-presidente dei Verdi Ue, Terry Reintke.
A una prima lettura non si spiega come, nonostante il voto contrario a Ursula dell’Italia meloniana, poi Roma sia stata premiata. Ma riflettendoci ancora si capisce, eccome.
Ursula vuole poter pescare, a seconda delle convenienze, tanto a destra quanto a sinistra. Ora con Fitto si assicura l’appoggio dei Conservatori.
Per l’Italia di Meloni poco da festeggiare
Per quello che riguarda la sua delega, invece, Fitto ha poco da festeggiare. Gli sono state assegnate Coesione e riforme ma sul Pnrr la vigilanza avverrà in coabitazione con Valdis Dombrovskis, vale a dire col falco che su deficit e debito non ci ha mai fatto sconti e a cui von der Leyen ha affidato il Patto di stabilità.
Ricordiamo peraltro che la relazione del governo italiano ha rivelato che dei 113 miliardi e mezzo di euro del Pnrr già ricevuti dall’Europa, a fronte dei 194,4 previsti dal Piano, Roma ha speso a giugno poco più di 51 miliardi. Meno della metà. Non certo un bel biglietto da visita per Fitto.
L’Europa lo sa. Ora i commissari designati dovranno superare l’esame dell’Eurocamera. A ottobre si terranno le audizioni in Parlamento, nelle commissioni competenti, per valutare i singoli candidati. Poi ci sarà il voto di approvazione dal Parlamento europeo.