In Ucraina la pace è sempre più lontana e Trump perde la pazienza, aprendo al disimpegno americano: “Se non ci sarà una tregua, a breve volteremo pagina”

In Ucraina la pace è lontana e Trump perde la pazienza, aprendo al disimpegno Usa: "Se non ci sarà una tregua, a breve volteremo pagina"

In Ucraina la pace è sempre più lontana e Trump perde la pazienza, aprendo al disimpegno americano: “Se non ci sarà una tregua, a breve volteremo pagina”

Dopo aver promesso in lungo e in largo che avrebbe fatto finire in pochi giorni la guerra in Ucraina, con i bombardamenti di Mosca che continuano incessantemente e le inevitabili contromisure di Kiev, col passare dei mesi la granitica convinzione del presidente Donald Trump sembra vacillare.

A lasciarlo intendere è il suo fedelissimo, il sottosegretario di Stato Marco Rubio, che, evidentemente infastidito, ha dichiarato: “Se non sarà possibile porre fine alla guerra in Ucraina, gli Stati Uniti dovranno abbandonare i loro sforzi e andare oltre”, di fatto aprendo a un disimpegno americano dal teatro bellico.
Poi, se non fosse stato abbastanza chiaro, ha aggiunto: “Dobbiamo stabilirlo molto rapidamente (se è possibile giungere alla pace, ndr), e parlo di pochi giorni, non di mesi”, perché questa “non è la nostra guerra. Non l’abbiamo iniziata noi. Gli Stati Uniti hanno aiutato l’Ucraina negli ultimi tre anni e vogliamo che finisca”.

In Ucraina la pace è sempre più lontana e Trump perde la pazienza

Peccato che arrivare alla pace non dipenda dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, più volte accusato da Trump di essere la causa del conflitto, ma da Vladimir Putin, che continua a martellare l’Ucraina. E se Zelensky si dice disposto a far finire la guerra — salvo poi aggiungere di non voler cedere i territori occupati, pur aprendo ad altri tipi di concessioni politiche — è il Cremlino a fingere di voler trattare, per poi chiudere ogni porta.

Infatti, la Russia non ha perso tempo e ha subito sfruttato le parole di Rubio, come emerge dalle dichiarazioni del portavoce di Mosca, Dmitry Peskov, che si è affrettato a dire che “i contatti sono abbastanza complessi, perché, naturalmente, l’argomento non è semplice”.

Poi, in merito ai possibili colloqui tra Trump e Putin, ha aggiunto: “Al momento non sono previsti contatti. Ma, d’altra parte, i contatti già stabiliti ci permettono di concordare molto rapidamente un colloquio del genere, se necessario”.

SCONTRO UE–RUSSIA

Parole che hanno fatto infuriare i leader europei, a partire dal cancelliere tedesco Friedrich Merz e dal presidente francese Emmanuel Macron, che hanno ribadito l’intenzione di supportare l’Ucraina a ogni costo e finché sarà necessario.

Dichiarazioni a cui ha subito risposto, in modo molto duro, il Cremlino, facendo notare di non aver “sentito recentemente appelli alla pace da parte dell’Europa”, ma solo “richieste di ulteriore militarizzazione”, e che ciò “difficilmente può contribuire a trovare soluzioni per risolvere la situazione”.

RUSSIA ALL’ATTACCO

Con la diplomazia in stallo totale e ben poche speranze di una conclusione del conflitto, sul campo di battaglia si continua a combattere e morire.
Non ha fatto eccezione neanche la giornata di ieri, Venerdì Santo, che è iniziata con i missili russi piovuti su Kharkiv e su Sumy, causando almeno due morti e oltre 82 feriti, di cui sei bambini.

“Così la Russia ha iniziato questo Venerdì Santo – con missili balistici, missili da crociera, droni Shahed – mutilando il nostro popolo e le nostre città”, ha scritto il presidente Zelensky su X. “Un attacco missilistico su Kharkiv, proprio in città. Decine di palazzi residenziali sono stati danneggiati, così come un’impresa e alcuni veicoli”.