Il Consiglio dei ministri, salvo imprevisti e complicazioni sempre all’ordine del giorno, venerdì dovrebbe approvare lo schema di concessione decennale e l’annessa convenzione tra lo Stato e la Rai. Tale schema, dopo l’ok dell’esecutivo, sarà trasmesso alla commissione di Vigilanza, che avrà trenta giorni di tempo per esprimere il proprio parere, prima che il testo torni a Palazzo Chigi per l’approvazione definitiva. La validità dell’attuale concessione è stata portata, di proroga in proroga, alla fine di aprile. Il documento è particolarmente importante per viale Mazzini essendo il mezzo giuridico attraverso il quale l’emittente può rivendicare il titolo di Servizio pubblico.
I contenuti – I titoli di testa del documento dovrebbero essere la separazione tra attività di Servizio pubblico e attività commerciali, ripetizione dell’offerta pubblica su tutte le piattaforme distributive, maggiori investimenti nell’audiovisivo, e affollamento pubblicitario. E proprio da questo capitolo potrebbero arrivare brutte sorprese per la Rai. Varie voci, concordanti fra loro, sussurrano che il Governo stia accarezzando l’idea di mettere mano ai tetti, argomento particolarmente di moda in questo periodo. L’attuale limite settimanale del 4% di pubblicità sul monte ore della programmazione sarebbe applicato a ogni singola rete e non all’insieme dei canali.
Per viale Mazzini, se dovessero essere confermare le indiscrezioni, sarebbe un duro colpo. Le stime elaborate dagli uomini del direttore generale, Antonio Campo Dall’Orto, parlano di una possibile perdita oscillante fra i 90 e i 100 milioni di euro.
Rischie-Rai – Un salasso capace di mettere in discussione molte produzioni, rendendo il tetto ai compensi degli artisti fissato a 240mila euro una necessità e non un problema da risolvere, come sta chiedendo il vertice aziendale alla politica. Già oggi il fatturato prodotto dagli spot non è particolarmente elevato e nel bilancio aziendale non è certo la voce principale, salvo Sanremo che rappresenta la vera, se non l’unica, rete da pesca della Rai. Se a questo particolare si aggiunge il fatto che il canone è destinato a scendere, i conti della tv pubblica rischiano davvero di entrare in coma. A viale Mazzini gli uomini dei numeri stanno facendo simulazioni su simulazioni nella speranza che la norma sugli affollamenti sia rivista prima del varo definitivo del contratto di Servizio.
Qualcosa non va – L’Agcom, nel frattempo, ha inviato al ministero dello Sviluppo il proprio parere sul rinnovo della concessione di Servizio pubblico alla Rai. Tale rinnovo decennale è una delle ultime occasioni di riformare il Servizio pubblico stesso, all’interno di questa legislatura. Tanto più che è scaduta la delega al Governo, contenuta nella legge di riforma della governance Rai, entrata in vigore a fine gennaio 2016, per adottare, entro un anno, una modifica del Testo unico sulla radiotelevisione per riordinare le disposizioni vigenti sul servizio pubblico.