Prima le dimissioni improvvise di Alfonso Pisicchio dalla presidenza dell’Arti, l’agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione, poche ore dopo l’arresto. Si aggrava ancor di più il terremoto giudiziario e politico che da giorni sta travolgendo la Puglia. Il politico, da sempre fedelissimo del governatore Michele Emiliano (quest’ultimo estraneo ai fatti, ndr), è finito ai domiciliari insieme al fratello, Enzo Pisicchio, e altre due persone ossia Giovanni Riefoli e Francesco Catanese. Nell’ambito della stessa inchiesta è stata disposta la custodia cautelare in carcere per Cosimo Napoletano e l’interdizione per un anno dall’attività professionale per Grazia Palmitessa e Vincenzo Iannuzzi.
L’inchiesta che sta terremotando la politica in Puglia
Stando a quanto emerge tutti loro sono indagati, a seconda delle posizioni, di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Bari, riguarda presunti appalti truccati.
Nell’ordinanza firmata dalla gip del tribunale di Bari, Ilaria Casu, si spiega che le contestazioni mosse nei confronti dell’ormai ex presidente dell’Arti riguardano il periodo in cui era assessore della giunta Emiliano. Periodo in cui avrebbe utilizzato “la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito”.