Dopo il successo elettorale strabiliante, la luna di miele tra Giorgia Meloni e una larga fetta di italiani sembra vacillare. Già perché sapevamo che sarebbe stato un autunno complicato ma le cose stanno andando peggio del previsto, al punto che studenti, cittadini e imprese, hanno deciso di scendere in piazza in una serie di eventi a sostegno dei diritti civili, del Reddito di cittadinanza e del Superbonus.
Il 3 e il 6 dicembre due cortei nella Capitale per chiedere al Governo di finirla con le prese in giro
I primi a far sentire la propria voce sono stati liceali e universitari che, dopo gli scontri a La Sapienza e il decreto anti-rave, da settimane organizzano occupazioni, autogestioni e manifestazioni. Il tre dicembre, come apprende La Notizia, sarà la volta dei percettori del Reddito che, assieme alle sigle sindacali, si raduneranno in piazza della Repubblica a Roma alle ore 14 al motto “Abbassate le armi, alzare i salari”.
Un evento in cui chiederanno al governo italiano di farsi promotore di una trattativa di pace tra Russia e Ucraina o comunque di chiamarsi fuori da “una spirale di guerra dagli esiti imprevedibili”, destinando i fondi previsti in armi al mantenimento della misura contro la povertà, da sempre demonizzata da Meloni & Co, e di aumentare gli stipendi.
Il 6 dicembre toccherà a imprese e famiglie che si ritroveranno alle 9, sempre in piazza della Repubblica a Roma, per chiedere lo sblocco delle cessioni dei crediti fiscali del Superbonus che stanno mettendo in ginocchio migliaia di persone. Evento con cui i promotori, come si legge su Facebook, vogliono ribadire che “è un anno che veniamo presi in giro. Un anno di promesse non mantenute e in cui abbiamo registrato 12 modifiche normative, tre circolari Ade e varie sentenze della Corte di Cassazione”.
“Il totale blocco delle cessioni, con la completa chiusura di Istituti di Credito, Assicurazioni, Fondi finanziari, Partecipate dello Stato” prosegue il comunicato, arriva a “quasi 100 miliardi di euro”. Con tutto ciò “lo stato Italiano sta condannando un intero settore e ha tradito i cittadini che come unico errore, hanno creduto in una legge dello Stato”.
“La stessa legge chiamata 110% è stata rinnegata da un Ministro della Repubblica Italiana, che ha ribadito la mancanza del diritto alla cessione del Credito Fiscale, negando l’evidenza dello spirito di una norma che dava un 10% in più proprio per permettere la monetizzazione e la cessione del credito”.
“Il nostro presidente del Consiglio ha parlato di un buco di 60 miliardi, peccato che si sia dimenticata di dire che quei soldi sono stati anticipati da imprese e cittadini che oggi sono sul lastrico” conclude la nota.
Ed effettivamente la situazione appare drammatica come si legge nei commenti dove esplode la rabbia di quanti si sentono traditi sia dal governo dei migliori che, soprattutto, da quello di destra. Lino scrive amareggiato “basta facciamo sentire la voce di noi cittadini, su una detrazione che aiuta le famiglie nel ristrutturare gli immobili ma anche nei risparmi energetici che seguiranno”, a cui fa eco Salvatore che spiega che “se non si pagano le tasse che loro ci hanno imposto per anni, in 6 mesi andranno a picco. Fate girare #nonpagopiùtasse”.
Rabbia che non sorprende Alfonso Pecoraro Scanio che, sentito da La Notizia, afferma: “È assolutamente normale che imprese e cittadini manifestino contro una follia, ossia il cambiare le regole del gioco quando questo è già iniziato”. In riferimento al Superbonus, conclude l’ex ministro, “parliamo di una misura che crea lavoro, risana il patrimonio edilizio, comporta un risparmio energetico ed è stata appoggiata – seppur con qualche distinguo – da tutte le forze del Parlamento nell’ultima finanziaria. Attaccarla è un evidente atto di furore ideologico perché la norma è legata a Giuseppe Conte ed è indecente che per colpirlo si mettano a repentaglio migliaia di aziende e centinaia di migliaia di famiglie”.