Chissà se si poteva scegliere un momento peggiore per scendere in piazza e manifestare contro il governo. Già perché oggi è il giorno della Festa della Repubblica e domani sarà quello della riapertura dei confini regionali, insomma un momento da celebrare per diversi motivi, mentre il centrodestra ha pensato bene di organizzare una serie di eventi di protesta contro il premier Conte in tutta Italia.
Sembra incredibile ma l’evento, inizialmente concepito come la spallata per mandare a casa il governo giallorosso, alla fine è stato ridimensionato e ora appare come una sorta di flashmob a cui dovrebbero partecipare, secondo le stime degli organizzatori, tra le due e le trecento persone in piazza del Popolo a Roma. Niente palchi, niente corteo e tanto meno la deposizione di una corona di fiori all’Altare della patria come chiedeva, in un evidente sgarbo istituzionale, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni con il benestare di Matteo Salvini.
LA SAGGEZZA DEL COLLE. All’indomani delle celebrazioni, il Presidente Sergio Mattarella ha provato a spiegare come questa volta “si celebra l’anniversario della nascita della nostra Repubblica”, “in una atmosfera in cui proviamo nello stesso tempo sentimenti di incertezza e motivi di speranza. Stretti tra il dolore per la tragedia che improvvisamente ci è toccato vivere e la volontà di un nuovo inizio”. Dopo l’incubo globale, il 2 giugno italiano assume significati nuovi e, spiega ancora il Capo dello Stato, come alla nascita della Repubblica, nel 1946, serve oggi “un nuovo inizio, superando divisioni che avevano lacerato il Paese”.
Anche allora le “forze politiche, erano divise, distanti e contrapposte su molti punti” ma “trovarono il modo di collaborare nella redazione della nostra Costituzione, convergendo nella condivisione di valori e principi su cui fondare la nostra democrazia”. Uno spirito inclusivo e non divisivo che, questo è l’augurio, deve essere trovato anche nella politica dei giorni nostri. Peccato che l’appello, l’ultimo di una lunga serie, sia caduto nel vuoto come dimostra il fatto che il centrodestra ha confermato sia quest’evento che quello previsto per luglio e che, secondo i programmi di Salvini, dovrà portare alla caduta dell’esecutivo.
DAL RIFIUTO AL PATRIOTTISMO. Anzi nei giorni scorsi il centrodestra ha perfino provato a fare una forzatura istituzionale chiedendo di poter concludere la manifestazione depositando una corona di fiori davanti al milite ignoto, prerogativa questa solitamente affidata al Capo dello Stato. Richiesta rigettata che ha mandato su tutte le furie sia la Meloni che Salvini i quali hanno sentito di subire un torto capace di estrometterli dai festeggiamenti. Ma qualche anno fa il Capitano non la pensava esattamente così. Il 2 giugno 2013, quando il Carroccio si chiamava ancora Lega Nord, con un messaggio su Twitter affermava: “Notte serena amici, non c’è un ca… da festeggiare”.
Un concetto ribadito anche tre anni dopo, sempre sul social, quando scriveva: “Non capisco cosa c’è da festeggiare. È una festa della Repubblica invasa. Con 4 milioni di italiani disoccupati ed un milione e mezzo di bimbi sotto la soglia della povertà, cosa c’è da festeggiare? Sarebbe da abolire”. Per poi concludere: “Il 2 giugno c’è poco da fare parate e sventolii. Io eviterei un giorno di festa, risparmierei i quattrini, è una presa in giro, ipocrisia. Qualcuno dice che non c’è un’invasione? Cosa volete che siano 13 mila persone arrivate in una settimana…”.