Le Lettere

In morte di un Ayatollah

Ho letto la sua risposta dell’altro giorno (La Notizia del 14 giugno, ndr) sulla morte di Berlusconi e rispetto il suo disagio emotivo e l’onestà del suo pensiero nel ricordo di un uomo così importante che lei ha conosciuto da vicino. I suoi sentimenti del resto sono quelli di tanti italiani avvinti dal mistero Berlusconi. Se ne è andato un uomo che era quasi un ayatollah per le suggestioni che ha suscitato. C’è anche chi, come me, da antico tifoso del Milan gli deve gratitudine almeno per la gloria che seppe conquistare con la squadra di cui era Presidente.
Arcangelo Vitale
via Facebook

Gentile lettore, la ringrazio per aver capito il mio “disagio emotivo”. Gli inglesi hanno una bella espressione: mixed feeling, sentimenti mischiati. È proprio così. Berlusconi è stato un politico che, nel mio piccolo come leader del sindacato dei giornalisti Mediaset per quasi 20 anni, ho contrastato duramente. Quando scese in campo, contribuii assieme alla maggioranza dei colleghi a creare un “cordone sanitario” attorno al Tg5, perché non diventasse un organo di propaganda e rispettasse in toto l’etica professionale. Berlusconi lo sapeva e spesso pronunciò frasi come: “Perfino il Tg5 è contro di me”. Il Tg5 non era contro di lui in verità, ma di sicuro evitava atteggiamenti compiacenti verso il suo partito e colpi sotto la cintola verso i partiti a lui contrari. In altre parole la redazione era imparziale e faceva il suo mestiere con onestà e schiena dritta. Parlo del Tg5 degli anni ‘90 fino al 2012. Poi le cose forse sono andate un po’ diversamente, ma io non c’ero più e dopo quella data non ho né colpe né meriti.

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