Il piano socio-sanitario 2023-2027 della Regione Lombardia firmato dall’assessore Guido Bertolaso è un documento di 60 pagine che pochissimi fortunati hanno potuto leggere. è stato presentato nell’incontro a porte chiuse che il titolare del Welfare ha avuto ieri con i rappresentanti del mondo sanitario, farmaceutico e degli ordini professionali, ma del quale non è stata diffusa copia. I più, compresi i consiglieri di opposizione, si sono dovuti accontentare di otto slide riassuntive, i cui contenuti, se non si sapesse che si parla della sanità lombarda (capitolo al quale Regione Lombardia destina ogni anno circa 17 miliardi di risorse), potrebbero essere scambiate per quelle della prima lezione, quella base, di un corso di marketing sanitario.
Il Piano socio-sanitario della Regione Lombardia firmato dall’assessore Bertolaso consegnato ai consiglieri solo in forma sintetica
Un esempio? “Ogni azione di governo che si concretizza in una delibera dovrà essere: sostenuta da una attenta analisi dei bisogni da soddisfare e motivata dalle migliori evidenze scientifiche, accompagnata da un piano di monitoraggio delle azioni, identificazione delle criticità emerse, valutazione di impatto, azioni correttive finalizzate al miglioramento continuo”. Per questo Nicola Di Marco, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Lombardia ritiene che la presentazione sia andata oltre le peggiori aspettative, paragonando il Piano Socio-Sanitario della Regione Lombardia al “nulla”. “Nessun dato, nessuna cifra, nessuna tempistica. Non una parola sul rapporto pubblico-privato, né sul futuro dei nostri Pronto Soccorso”, spiega il consigliere pentastellato, “solo slogan e riflessioni di massima, che non risolvono i giganteschi problemi che affliggono la nostra sanità territoriale. Dalle liste d’attesa infinite, alla carenza di personale, passando per la deleteria e dilagante prassi dei medici a gettone e senza dimenticare le Case della comunità fantasma”.
“Da registrare”, aggiunge Di Marco, “solo l’appello al lavoro, più volte ripetuto ai Direttori generali, le cui nomine, è bene ricordarlo sono in scadenza a fine anno. Dopo aver tenuto i cittadini, ed i loro rappresentanti, all’oscuro per mesi, ora l’Assessore Bertolaso attende una delibera entro fine anno. Il Consiglio regionale sarà chiamato invece a un grande lavoro di revisione ed eventuale correzione, perché al momento, non sono stati forniti né materiali né spunti d’analisi. Attualmente il piano è incommentabile”.
Bertolaso imputa l’intasamento delle liste d’attesa alle doppie prenotazioni
Chi ha avuto modo di leggere il documento completo dice che alle liste d’attesa viene riservato solo un breve paragrafo. Bertolaso imputa alle doppie prenotazioni l’intasamento delle stesse (ma la Lombardia continua a non fornire ad Agenas i dati sui tempi di attesa della sanità regionale). La spiegazione fornita è che alcuni utenti, nel timore di non avere risposte immediate, si fanno inserire in più liste ma poi non disdicono la prenotazione che non serve più. Come ridurre le liste di attesa? Il piano di Bertolaso non ne fa cenno. E nemmeno fornisce dettagli su come e quando verrà realizzato il Cup unico regionale (ostacolato, ricordiamolo, dai privati, che non vogliono l’agenda unica per continuare a macinare utili).
Il piano prevede anche di “razionalizzare le reti di Pronto soccorso valorizzando il ruolo della singola struttura all’interno di una rete ospedaliera qualificata”, che molto più prosaicamente indica che ci sarà un taglio dei Pronto soccorso più piccoli (forse anche in questo caso favorendo i privati che già hanno aperto i primi Ps a pagamento). “In attesa di poter valutare qualcosa in più che delle slides e volendo portare un contributo assolutamente costruttivo”, commenta Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Partito democratico al Pirellone, “devo dire che sorprende negativamente la rimozione anche pubblica di due enormi questioni: la situazione indecente delle liste d’attesa, rispetto a cui pare esserci un eccesso di colpevolizzazione nei confronti dei cittadini, e il tema del rapporto tra sanità pubblica e sanità privata, che rappresenta un nodo organizzativo centrale. Tale aspetto viene eluso ancora una volta, a riprova del fatto che per la destra non rappresenti in alcun modo un problema da affrontare con nuove regole d’ingaggio”.
“Avendo proiettato solo poche slide e non avendo ad oggi il testo integrale, non siamo in grado di proporre un giudizio compiuto ma è nostra intenzione chiedere alle commissioni III e IX l’avvio di una serie di audizioni per recepire i vari bisogni e considerare i pareri da parte di tutti gli operatori del settore, dei Comuni che fanno parte dei distretti sociosanitari e dei comitati dei cittadini che si occupano di salute pubblica”, chiosa Onorio Rosati, consigliere regionale di Alleanza Verdi e Sinistra.