C’è una lobby in Lombardia che rappresenta lo 0,5 per cento della popolazione, ma che è riuscita a far eleggere in consiglio regionale, alle ultime elezioni, ben tre esponenti: è quella dei cacciatori. Ed è tra i nomi di questi tre consiglieri che potrebbe esserci il prossimo titolare dell’assessorato regionale all’Agricoltura, una poltrona che ha tra le sue deleghe anche quella all’attività venatoria.
Sit-in al Pirellone: basta abusi dalla lobby dei cacciatori. Che ha piazzato tre eletti in Consiglio regionale
Il nome più accreditato è quello di Barbara Mazzali (Fratelli d’Italia), ma all’incarico aspirano anche il suo collega di partito Carlo Bravo e il leghista Floriano Massardi. Oltre alla passione per le doppiette e l’aspirazione a un posto in giunta, ad accomunare i tre è la provenienza geografica: sono stati tutti eletti nel collegio di Brescia, che è considerata la capitale lombarda della caccia e nella cui provincia sono attive oltre cento imprese che producono armi, soprattutto “leggere”, definizione sotto la quale rientrano pistole e fucili.
Per denunciare il peso sproporzionato che i cacciatori hanno assunto in relazione alla quota di popolazione lombarda che rappresentano, ieri mattina alcune associazioni ambientaliste hanno organizzato un presidio davanti al Pirellone al quale hanno partecipato anche le neoelette consigliere regionali del Movimento Cinque Stelle Paola Pollini e Paola Pizzighini e quello della lista Majorino Luca Paladini, che a La Notizia dice: “Il mio primo atto pubblico da consigliere regionale è stato a sostegno delle associazioni ambientaliste che si battono da anni contro le politiche di deregulation che concedono ai cacciatori ogni genere di sopruso. La legislatura nascente mi vedrà impegnato, spero in buona compagnia e non solo con i colleghi dell’opposizione, a difendere la biodiversità così violentemente minacciata da una lobby che vuole uccidere sempre più specie, per sempre più tempo, in sempre più luoghi”.
In regione, a detta dei promotori dell’iniziativa, “la situazione non ha paragone forse nel mondo intero, dove invece le politiche di tutela dell’ambiente e della fauna cercano di bilanciare i diversi interessi”. “In Lombardia”, spiegano, “al contrario si ricomincia a parlare di caccia in deroga ai piccoli uccelli protetti, riapertura degli impianti di uccellagione per arrivare addirittura all’assurda richiesta di fermare la fondamentale attività antibracconaggio dei carabinieri forestali in uno dei più importanti black-spot della caccia illegale del bacino del Mediterraneo, cioè le valli della provincia di Brescia e Bergamo”.
Proprio ieri mattina il ilfattoquotidiano.it ha pubblicato un video esclusivo, risalente ad ottobre 2022, in cui si vede il governatore leghista Attilio Fontana, in visita ad alcune aree interne del Bresciano, avvicinato da un cacciatore, William Baccini, noto alle cronache per aver denunciato in più occasioni i carabinieri forestali, che lamenta che “i cacciatori stanno subendo dei veri e propri massacri da parte delle forze dell’ordine”.
Le parole di Baccini sono un crescendo di arroganza che alla fine perfino Fontana sbotta: “Tra voi cacciatori ci sono più mele marce che mele sane, e lei lo sa benissimo”. Il direttore della Lipu Danilo Selvaggi ha annunciato che l’associazione farà “arrivare il video documento alle autorità europee”. I prossimi mesi saranno cruciali anche per quanto riguarda il Piano Faunistico (è lo strumento di pianificazione che ha l’obiettivo di mantenere e aumentare la popolazione di tutte le specie di mammiferi e uccelli che vivono allo stato selvatico) che non è stato mai redatto nonostante gli obblighi di legge, per la tutela dei valichi di migrazione (mai attuata) e per la emanazione del Calendario venatorio, che, dicono i promotori del presidio di ieri, “già si annuncia essere un altro pacco regalo per le doppiette”.