“In Libano sta scoppiando l’inferno”. Difficile trovare parole più efficaci di quelle usate dal segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, durante la sessione di emergenza del Consiglio di sicurezza sulla crisi in Medio Oriente, per descrivere cosa sta accadendo a Beirut e dintorni. Con i bombardamenti israeliani che procedono senza sosta e le truppe di Tel Aviv “pronte” all’operazione di terra, più volte paventata dal primo ministro Benjamin Netanyahu, la diplomazia internazionale sta tentando il tutto per tutto al fine di scongiurare l’invasione.
Come annunciato dal presidente americano Joe Biden, in comune accordo con il presidente francese Emmanuel Macron, Stati Uniti e Francia propongono un accordo per il cessate il fuoco in Libano della durata di tre settimane. Una pausa nelle ostilità da sfruttare, secondo i due leader, per condurre negoziati con cui scongiurare i rischi di un conflitto “su larga scala”.
In Libano sta scoppiando l’inferno. Corsa contro il tempo di Biden e Macron che propongono un cessate il fuoco di 3 settimane a Israele ed Hezbollah
“È tempo di trovare una soluzione al confine tra Israele e Libano che garantisca sicurezza e permetta ai civili di tornare nelle loro case. Lo scambio di colpi dall’inizio del 7 ottobre, e in particolare nelle ultime due settimane, minaccia un conflitto molto più ampio e dannoso per i civili. Pertanto, abbiamo lavorato insieme negli ultimi giorni su un appello congiunto per un cessate il fuoco temporaneo per dare alla diplomazia la possibilità di avere successo e prevenire ulteriori escalation attraverso il confine”, è quanto si legge nella dichiarazione congiunta di Biden e Macron.
Una dichiarazione “sostenuta da Stati Uniti, Australia, Canada, Unione Europea, Francia, Germania, Italia, Giappone, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar”, si legge nel testo, a cui sperano si aggiungano altri Stati. Al momento non c’è una risposta israeliana o di Hezbollah a questa proposta, anche se Biden si è mostrato ottimista sull’esito perché, secondo lui, è nell’interesse di tutti “che la guerra non si intensifichi”.